Corruzione e rifiuti, De Luca jr in video-inchiesta Fanpage: “15% comprensivo di Roberto?”

di Redazione

Ecco la video-inchiesta di Fanpage (sotto la seconda puntata, in fondo la prima) che ha spinto la procura di Napoli ad iscrivere nel registro degli indagati Roberto De Luca con l’accusa di corruzione. Nel filmato si vede l’incontro a Salerno tra l’ex boss Nunzio Perrella e De Lua junior,  figlio del presidente della Regione Campania Vincenzo De Luca e assessore a Salerno. L’incontro, da quanto indicato nel filmato, avviene nello studio di De Luca junior e si parla di smaltimento delle ecoballe e di come partecipare agli appalti della Regione. In successive telefonate e in un incontro con un intermediario, si parla di “percentuali”.

Perrella, che fa da ‘agente provocatore’ fingendosi imprenditore del settore rifiuti interessato a un appalto per lo smaltimento delle ecoballe, quantifica la presunta tangente: “Comunque dentro a questo 11-12 per cento è comprensivo pure Roberto, è così?”. Risponde il commercialista Francesco Colletta, amico di Roberto: “Dieci, quindici non undici”. Perrella: “E’ comprensivo pure Roberto?”. Colletta: “Sì massimo il 15”.

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Ieri i poliziotti della squadra mobile e dello Sco (Servizio centrale operativo) hanno eseguito una perquisizione nell’abitazione e nello studio professionale di Roberto De Luca proprio per il suo coinvolgimento nel video del quotidiano on-line. Ma l’inchiesta giornalistica di Fanpage, costata l’accusa di istigazione alla corruzione per il direttore Francesco Piccinini e il giornalista Sacha Biazzo che l’hanno condotta, si intreccia con un’inchiesta giudiziaria della Procura di Napoli. E tra gli indagati spunta anche il nome del consigliere regionale Luciano Passariello, candidato alle elezioni del 4 marzo nella lista di Fratelli d’Italia. L’indagine condotta dalla procura di Napoli verte su una presunta offerta di denaro da parte di imprenditori, tra cui uno ritenuto legato a un clan della camorra, per ottenere un appalto. Nel decreto di perquisizione eseguito in mattinata dagli uomini dello Sco, il servizio centrale operativo della polizia, e dalla squadra mobile si ipotizzano i reati di corruzione aggravata dalla finalità mafiosa, corruzione e finanziamento illecito dei partiti.

Roberto De Luca si sarebbe confrontato direttamente con Nunzio Perrella, primo boss pentito di camorra a raccontare i traffici illeciti di rifiuti in Campania. Gli avrebbe perfino aperto la porta di un ufficio in cui si sarebbe svolto l’incontro, dopo aver concordato la data del loro appuntamento. Tutto questo è stato ripreso dalle telecamere nascoste di Fanpage. Perrella, il “gancio” di Fanpage, si sarebbe rivolto a Roberto De Luca senza celare la sua identità, stando all’agenzia Dire. Presentandosi con il proprio nome e cognome, avrebbe discusso insieme al figlio del presidente della regione campania e a un commercialista dei bandi per lo smaltimento delle ecoballe e dell’importo economico previsto. Perrella, ex imprenditore, è il primo pentito ad aver svelato negli anni ’90 come si facevano affari con i rifiuti in Campania e modalità di smaltimento dei rifiuti tossici.

Intanto,  la direzione di Fanpage si difende: “È chiaro che abbiamo fatto questo nell’ambito di un’inchiesta giornalistica, e abbiamo avuto un dialogo con le forze dell’ordine. Io – spiega il direttore Piccinini – ho recitato la parte di un industriale del Nord che doveva sversare rifiuti. Abbiamo incontrato camorristi che ci hanno spiegato dove sotterrarli, per 30mila euro a camion. Abbiamo messo una telecamera addosso a un ex boss dei rifiuti mandandolo in giro per l’Italia a incontrare industriali e politici per prendere accordi in cambio di tangenti”.

L’inchiesta è coordinata dai magistrati della direzione distrettuale antimafia e della sezione reati contro la pubblica amministrazione: oltre al procuratore Giovanni Melillo e l’aggiunto Giuseppe Borrelli i sostituti Celeste CarranoHenry John WoodcockSergio AmatoIlaria Sasso del Verme e Ivana Fulco. Nel mirino degli investigatori un appalto per lo smaltimento dei fanghi provenienti da cinque depositi di stoccaggio gestito dalla Sma. Gli inquirenti parlano di accordi corruttivi e la tangente pattuita sarebbe stata in proporzione ai guadagni ottenuti dagli imprenditori. Tra gli indagati figurano anche un presunto intermediario e alcuni dipendenti della Sma.

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