L’esercito siriano ha ripreso i raid aerei su Ghouta est, la roccaforte dei ribelli alle porte di Damasco. È il quarto giorno di fila e la situazione nella zona è sempre più drammatica. A riferirlo è l’Osservatorio siriano per i Diritti Umani. Solo nelle ultime ore, aggiunge, i morti civili sono stati una decina. Almeno 200 i feriti. Vittime che si vanno ad aggiungere alle circa 250 persone, tra cui almeno 60 bambini e adolescenti, che hanno già perso la vita da domenica. Diversi anche gli ospedali colpiti.
La Ghouta orientale è un’area a est di Damasco assediata dalle truppe lealiste e controllata da gruppi anti-regime. Nell’enclave vivono in condizioni disperate circa 400mila persone. La zona, sotto assedio dal 2013, è alle prese con una grave crisi umanitaria. I raid hanno colpito diverse località, ma i bombardamenti più intensi si registrano nella parte sud, in particolare a Kfar Batna. Oltre alle bombe tradizionali, secondo l’Osservatorio, sarebbero state scaricate sulle comunità di Arbine e Ain Tourma anche le bombe-barile: i barili carichi di esplosivo che uccidono indiscriminatamente, il cui uso è stato vietato dalle Nazioni Unite e dalle ong internazionali. Nella notte, l’artiglieria del regime ha sparato più di 100 proiettili.
La situazione nella regione della Ghouta orientale “va oltre ogni immaginazione”, ha detto Panos Moumtzis, coordinatore per la Siria dell’Ufficio delle Nazioni Unite per gli Affari umanitari. Poi ha definito “inaccettabili” i bombardamenti. E ha aggiunto: “Questa sofferenza indicibile è intollerabile e i residenti non hanno alcuna idea se vivranno o moriranno. Questo incubo a Ghouta Est deve terminare e terminare ora”.
NIGERIA, 50 STUDENTESSE SCOMPARSE – Sono almeno 50 le studentesse scomparse da una scuola di Dapchi, nello stato di Yobe, nel nord della Nigeria, dopo un attacco sferrato dai jihadisti di Boko Haram lo scorso 19 febbraio. Lo rende noto il governatore dello Stato, precisando che sono in corso ricerche per ritrovare le giovani. Secondo quanto riferito dalla Bbc, la maggior parte delle studentesse e delle insegnanti della scuola attaccata, sono riuscite a scappare e mettersi in salvo dopo aver sentito gli spari dei terroristi che si avvicinavano all’edificio. Le autorità nigeriane, per il momento, non parlano ufficialmente di rapimento delle studentesse. L’allarme però è stato lanciato dai genitori delle giovani scomparse che in un primo momento si ritenevano semplicemente nascoste in un posto sicuro. Una riunione dei familiari davanti alla scuola ha invece portato le autorità a dichiararne la scomparsa. C’è ancora incertezza sul numero ufficiale delle giovani non reperibili: secondo alcune fonti sarebbero 51, mentre un genitore ha parlato di 93. Altri testimoni hanno detto di aver visto allontanarsi un furgone pieno di studentesse. Intanto è stata confermata la notizia che il gruppo d’assalto avrebbe saccheggiato la scuola prima di darsi alla fuga: secondo una delle insegnanti, l’obiettivo dei miliziani era solo quello di rifornirsi di cibo, ipotesi confermente da un altro saccheggio effettuato in un vicino negozio. La scuola è stata chiusa ed è ora controllata da soldati governativi.
L’episodio ricorda molto da vicino quello verificatosi nella città di Chibok quando, quattro anni fa, Boko Haram rapì oltre 270 studentesse. Un caso che ha portato alla mobilitazione della comunità internazionale e al rilascio, lo scorso settembre di 100 giovani rapite. La prima tranche di rilasci era stata eseguita nel maggio del 2017 al termine di un controverso scambio di prigionieri tra il governo nigeriano e i terroristi che avevano richiesto la liberazione di cinque dei loro comandanti. Tuttavia ancora oltre 100 giovani del primo rapimento si trovano in mano ai loro carcerieri. Il gruppo di Boko Haram combatte da anni per la fondazione di uno Stato islamico nel nord della Nigeria. Si stima che il conflitto tra i guerriglieri islamici e il governo abbia provocato la morte di decine di migliaia di persone.