I carabinieri del nucleo operativo di Piacenza, guidati dal luogotenente Ercolo Dallospedale e coordinati dal sostituto procuratore Antonio Colonna, hanno sgominato una pericolosa banda criminale che ha commesso decine di furti (15 solo quelli accertati, ma si parla di altre decine) per più di un milione di euro a Podenzano, a Piacenza ma anche nel territorio del comune di Rivergaro, senza contare i danni fatti per entrare nelle abitazioni ed esercizi pubblici che sceglievano con cura.
Tutta la refurtiva (gioielli, orologi, contanti, quadri, pellicce) veniva ricettata poche ore dopo i colpi nel Milanese. Nessuna villetta, anche quella più protetta con allarmi sofisticati o inferriate, poteva resistere alla loro competenza e alla loro velocità di esecuzione. Nessuna cassaforte, fanno sapere dalla Procura, reggeva alla furia dell’associazione criminale.
Il gip Stefania Di Rienzo ha spiccato nei giorni scorsi dieci ordinanze di custodia cautelare nei confronti di altrettante persone che ora sono accusate di furto, associazione per delinquere, ricettazione, spaccio di cocaina e sfruttamento e favoreggiamento della prostituzione. Sei sono in carcere, due ai domiciliari e due sono al momento ancora ricercati. I militari con l’ausilio di un’unità cinofila di Bologna e dei carabinieri del Radiomobile, li hanno arrestati nei giorni scorsi a Brescia, Piacenza e Modena. Si tratta di due italiani di 56 e 66 anni, di un romeno di 30 anni e di sette albanesi di età compresa tra i 41 e 27 anni, tutti con precedenti specifici, quasi tutti irregolari, uno anche colpito da un ordine di espulsione mai ottemperato.
I carabinieri, che il sostituto procuratore Colonna ha ringraziato per la dedizione e la costanza, li hanno arrestati al termine di delicate e complesse indagini condotte sia con i mezzi tradizionali come il pedinamenti sia con intercettazioni ambientali e telefoniche. La banda era composta da professionisti che sapevano come muoversi senza mai dare nell’occhio, tenendo cellulari spenti, cambiando spesso auto, usando come mezzo di comunicazione walkie talkie. “Ogni sera – fanno sapere – uscivano per compiere furti, prima, durante il giorno avvenivano sopralluoghi per capire quale casa saccheggiare”.
“Il capo, Shkelzen Avram, un 33enne albanese, chiamato dai suoi uomini ‘Dracula’, è una figura di un elevato spessore criminale”, ha detto il procuratore capo Salvatore Cappelleri, per il quale “si tratta di persone senza scrupoli che agivano in modo chirurgico: sapevano quello che facevano e sapevano farlo muovendosi nell’ombra, di qui il nome ‘Ghos’t, dato all’operazione”. Uno dei due italiani era un basista, al pari, come potere, solo a Dracula. Era lui che forniva la cascina a Podenzano dove materialmente i ladri portavano la refurtiva che in poche ore veniva caricata su furgoni e portata nel Milanese dove veniva ricettata senza lasciare traccia.
I due italiani erano basisti e fornivano supporto logistico, ‘Dracula’ li coordinava e gli altri, la manovalanza, erano gli autori materiali dei maxi colpi. Quindici in totale quelli che sono stati accertati, ma gli inquirenti sospettano che abbiano messo la firma su moltissimi altri furti. In due occasioni sono stati presi di mira due locali pubblici. Non si fermavano davanti a niente, fanno sapere dalla Procura, entrando nelle villette specialmente di notte correndo il rischio di trovarsi di fronte ai padroni di casa, la cui reazione era ovviamente imprevedibile. Spregiudicati e professionisti del furto ben inseriti in un ambiente criminale e con diversi canali aperti anche in Lombardia. I furti sono stati messi a segno nel comune di Podenzano e a Piacenza tra giugno 2016 e dicembre 2017.
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