I parlamentari del M5s hanno votato scheda bianca sia alla Camera sia al Senato nelle prime due votazioni per l’elezione dei presidenti delle Camere. L’indicazione è arrivata dal leader del movimento, Luigi Di Maio, nel corso dell’assemblea congiunta dei parlamentari pentastellati riunita a Montecitorio.
Ma a rompere l’equilibrio è arrivato Salvini che al Senato ha deciso di far votare Anna Maria Bernini al posto di Paolo Romani. Immediato il vertice di Forza Italia da Silvio Berlusconi: “Quello della Lega è un atto di ostilità e smaschera il progetto di governo Lega-M5s”.
“La decisione della Lega – non concordata con gli alleati di centrodestra, di votare strumentalmente la collega Bernini al Senato, contravvenendo agli accordi – rappresenta una provocazione che mette seriamente a rischio la tenuta della coalizione. Un comportamento assurdo, che Salvini dovrà spiegare in primo luogo agli elettori di centrodestra. Ci siamo presentati alle elezioni uniti, con programmi condivisi, con medesimi valori e con patti chiari. Se la Lega vuole distruggere tutto e fare un governo con il Movimento 5 Stelle lo dica subito e se ne assuma la responsabilità. Basta prese in giro, basta giochetti di Palazzo intollerabili”. Lo afferma in una nota Renato Brunetta, capogruppo di Forza Italia alla Camera.
“L’unico modo per evitare l’abbraccio Pd-5Stelle per eleggere il Presidente del Senato è scegliere un candidato del centrodestra che abbia il maggior gradimento possibile”. Lo sottolinea Matteo Salvini in una nota. “La scelta della Lega, che ha rinunciato ad ogni presidenza e ha indicato la senatrice Bernini di Forza Italia – aggiunge – rappresenta un coraggioso e generoso aiuto alla coalizione per evitare brutti scherzi ed uscire dallo stallo, e un segnale all’Italia perchéil Parlamento cominci a lavorare il prima possibile”.
La terza votazione per l’elezione del presidente del Senato si terrà sabato dalle 10.30. Basterà la maggioranza assoluta, contando tra i presenti anche le schede bianche. Lo ha annunciato il presidente emerito Giorgio Napolitano.