Sarà inaugurata giovedì 29 marzo la mostra di gioielli in porcellana Tópoi. Il vernissage nella sala delle Antiche Terme Comunali di Ischia, di via Iasolino, a partire dalle ore 19.30, con il saluto del sindaco Enzo Ferrandino e del dirigente dell’Istituto Raro “Caselli”, Valter Luca De Bartolomeis. All’interno della collezione, che resterà in esposizione fino al prossimo 3 aprile, sono presenti anche alcuni gioielli dedicati all’isola di Ischia, in particolare due collezioni: “Pituis Mirtina” e “l’isola dei vasi”. Scaglie di pigna e piccole anfore sono stati trasformati in gioielli di porcellana. Le anfore, in particolare, contengono acqua termale ischitana, un oggetto della memoria, per portare con sé una suggestione, i profumi, qualche goccia di benessere per ritemperare lo spirito.
“Sono particolarmente felice – ha dichiarato l’assessore Anna Maria Chiariello – che la mostra Tópoi arrivi da noi, nelle sale delle Antiche Terme. La collezione comprende una miniserie dedicata a Ischia con i gioielli ‘Mirtina’ e ‘l’isola dei vasi’ e celebra il felice connubio fra le ceramiche di Capodimonte, note in tutto il mondo, e materiali poveri, ma naturali, come le pigne della nostra isola. Un grazie all’Istituto raro Caselli, al suo dirigente De Bartolomeis e al sovrintendente Sylvain Bellenger che, appassionato della nostra terra, ha guardato con favore a queste iniziative”.
L’istituto ad indirizzo raro “Caselli”, all’interno del più ampio progetto di rilancio della filiera produttiva della ceramica e delle porcellana di Capodimonte, espone così la sua nuova collezione di gioielli in porcellana con inserti in materiali vari (pvc, neoprene, tubi in rame, scampoli di antichi tessuti), disegnati da De Bartolomeis e realizzati a mano dai maestri ceramisti e dagli allievi del Caselli, con la collaborazione di Sandra Dipinto. Si tratta di un’operazione di rilancio della manifattura della porcellana di Capodimonte attraverso il punto di vista del design. Una ricerca che investe nell’intersezione tra artigianato, moda e design e conduce la formazione e la produzione verso il contemporaneo, verso un aggiornamento dei linguaggi espressivi.
La scelta di lavorare sui ‘luoghi comuni’ è una precisa intenzionalità, finalizzata a sottolineare la capacità del design di ri-configurare. Le mappine, i panni stesi, le trafile, l’immaginario floreale e naturalistico, sono i temi scelti. L’ottimizzazione dei processi produttivi, la sintesi formale, il riutilizzo di materiali poveri, nobilitati dalla visione progettuale, genera, partendo da alcuni semplici elementi di base, una varietà pressoché infinita di soluzioni. Lo stesso semi-componente dà vita a immaginari sempre diversi, coinvolgendo il fruitore nel processo di configurazione. Si tratta di pezzi unici e irripetibili, nessuno uguale all’altro. I gioielli esposti sono solo l’esemplificazione di un processo creativo, nessuno è un oggetto finito poiché l’oggetto si definisce solo attraverso l’immaginazione di chi lo guarda, di chi è capace di completarlo con il proprio pensiero.
Il luogo comune, così presente nella cultura del nostro territorio, non è più forma imitata se visto con sguardo nuovo. Si lancia incosciente verso sentieri inesplorati, con la forza della cultura stratificata, che diventa coscienza collettiva, riconoscimento di sé, amore per la propria storia ma non immobilismo. Ogni gioiello è dunque solo una possibilità. Se un oggetto di design non è solo quello che si vede, ma tutto ciò che rappresenta, che esistano allora infinite visioni di uno stesso oggetto, non soluzioni. Perché il segreto non sta nella soluzione ma nel processo che ha occupato la mente. Questa linea di gioielli è un’ulteriore occasione di riflessione, il progetto è quindi un tassello di un percorso molto più ampio e articolato. La manifattura è stata coordinata dai maestri ceramisti Gennaro Cavaliere, Armando Del Giudice, Rocco Rossi e Antonio Viscusi.