Cinque italiani morti assiderati sulle Alpi: sorpresi dal maltempo

di Redazione

Sono italiane le cinque vittime della tragedia consumatasi lunedì sulle Alpi svizzere tra la Pigne d’Arolla e il Mont Collon mentre si trovavano sulla Haute Route Chamonix-Zermatt. Oltre alla guida alpina Mario Castiglioni di 59 anni, comasco ma residente in Svizzera, altre tre vittime sono bolzanine, molto conosciute negli ambienti del Cai. I soccorsi svizzeri confermano: nessun disperso, tutti gli altri alpinisti coinvolti sono stati recuperati.

E’ stata proprio la guida a morire per prima, precipitando dalle rocce mentre cercava di ritrovare la strada per il rifugio de Vignettes. Gli altri 13 scialpinisti, senza punti di riferimento, hanno passato la notte a poche centinaia di metri dalla struttura che li avrebbe messi in salvo, “a cinque minuti con gli sci”. Lo riporta il sito del quotidiano svizzero Le Nouvelliste, ricostruendo la dinamica dell’incidente. Nella notte tra domenica e lunedì sulle Alpi Svizzere le temperature sono scese fino a -5 gradi e il vento soffiava fino a 79 km/h.

Si tratta di Elisabetta Paolucci, di 44 anni, insegnante, Marcello Alberti, commercialista di 53 anni, e di sua moglie Gabriella Bernardi, responsabile risorse umana alla Thun, di 52. Gli alpinisti coinvolti nell’incidente sulle montagne elvetiche si trovavano sull’Haute Route Chamonix-Zermatt, quando sono stati sorpresi da una bufera che ha impedito loro di raggiungere il rifugio.

L’operazione di salvataggio è partita dopo un allarme lanciato dal gestore del rifugio verso le 6.30. Sette gli elicotteri impiegati. Verso le 12.30 tutti gli alpinisti sono arrivati negli ospedali del Canton Vallese, Berna e Losanna. Altri 3 escursionisti si trovano infatti in condizioni gravissime, a causa di un forte stato di ipotermia. “Stanno lottando per sopravvivere”, ha fatto sapere la polizia del Canton Vallese.

“Sto bene. Mi hanno appena dimesso dall’ospedale”: a parlare è Tommaso Piccioli, uno dei partecipanti alla spedizione finita in tragedia sulle Alpi svizzere nella haute route Chamonix-Zermatt, dove sono morti 5 italiani, inclusi i suoi tre amici di Bolzano. Alla famiglia ha telefonato ieri. “Mi ha detto ‘sto bene’ – racconta il papà Stefano, anche lui architetto -. Sono all’ospedale. E’ successa una cosa gravissima e sono sopravvissuto grazie alla mia esperienza”.

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