Gli investigatori della Direzione investigativa antimafia di Reggio Calabria, coadiuvati da personale in forza alle articolazioni Dia di Palermo, Caltanissetta, Agrigento, Catania e Messina, hanno eseguito una ordinanza applicativa di misure cautelari con contestuale decreto di sequestro preventivo emesso dal gip del Tribunale di Reggio Calabria, Domenico Santoro, su richiesta della Procura Antimafia, nell’ambito dell’operazione denominata “Thalassa”.
Le indagini, condotte dalla Dia di Reggio Calabria, sotto la direzione del sostituto procuratore Stefano Musolino, ed il coordinamento del procuratore Gaetano Calogero Paci, hanno portato alla luce l’attività illecita di soggetti ritenuti appartenenti alle cosche di ‘ndrangheta Tegano e Condello, operanti nei quartieri di Archi e Gallico alla periferia nord della città di Reggio Calabria. Il sodalizio, attraverso la gestione “di fatto” di alcune imprese, si era infiltrato nell’esecuzione di appalti e lavori edili acquisendone il pieno controllo e condizionandone l’ordinaria attività. Ciò consentiva, altresì, di beneficiare di ingenti vantaggi economici da poter utilizzare per finanziare ulteriori attività economiche di interesse delle cosche.
In particolare, l’attività investigativa ha fatto piena luce sulle vicende relative alla edificazione del “Complesso Immobiliare Thalassa” da parte della società “Tegra Costruzioni Srl”, rivelatasi in concreto un mero schermo finalizzato a nascondere l’interesse delle cosche “arcote” nell’edificazione e nella successiva gestione della vendita dei fabbricati, insistenti nel predetto complesso immobiliare. Infatti, gli amministratori della Tegra Srl hanno ceduto agli esponenti delle cosche Tegano e Condello la selezione della gran parte delle imprese fornitrici e dei compratori degli immobili, ottenendo in cambio la garanzia derivante dalla protezione delle cosche, nonché l’ampliamento dei propri interessi imprenditoriali attraverso la gestione, in una porzione del complesso, di una attività ricettiva.
La dimostrazione di questo assunto emerge, in tutta evidenza, nella ricostruzione delle trattative per l’acquisto di una consistente porzione del fabbricato da adibire a punto vendita di una società operante nel settore della grande distribuzione alimentare. Tali accordi erano stati definiti, in tutti i dettagli, tra gli amministratori della società acquirente, già a loro volta coinvolti nel procedimento penale Sistema-Assenzio, ed esponenti di spicco delle richiamate cosche, occultati dietro il paravento della società Tegra Srl per eludere la possibile applicazione di misure di prevenzione patrimoniali. La ricostruzione investigativa, in definitiva, ha palesato l’ampia operatività di soggetti che si sono resi responsabili di plurimi atti di concorrenza sleale attiva e passiva (estorsioni ed intimidazioni), attraverso i quali riuscivano a condizionare l’andamento delle imprese edili, agevolando quelle che costituivano diretta espressione della ‘ndrangheta, ovvero quelle che operavano in maniera strumentale agli interessi della criminalità organizzata.
L’organizzazione criminale si è avvalsa anche della “disponibilità” di pubblici dipendenti che hanno posto in essere condotte contrarie ai propri doveri d’ufficio. Nello specifico, il responsabile pro tempore dello Sportello Unico Attività Produttive del Comune di Reggio Calabria ha rilasciato permessi a costruire ed autorizzato successive varianti in maniera illegittima, in violazione di quanto previsto dagli strumenti urbanistici vigenti. Il giudice per le indagini preliminari, ritenendo sussistenti gravi indizi di colpevolezza, nonché le esigenze cautelari connesse al pericolo di inquinamento probatorio ed all’attualità ed assoluta concretezza del rischio di reiterazione dei reati, ha disposto le seguenti misure: custodia cautelare in carcere nei confronti di Andrea Vazzana, 51 anni, Francesco Vazzana, di 48, e Francesco Polimeni, di 54, in ordine ai delitti di associazione di tipo mafioso ed illecita concorrenza con minaccia o violenza, aggravati dall’aver commesso i reati nel periodo e nei tre anni successivi all’esecuzione nei loro confronti della sorveglianza speciale divenuta definitiva; custodia cautelare in carcere nei confronti di Demetrio Postorino, 61 anni, e Salvatore Postorino, 63, in ordine ai delitti di associazione di tipo mafioso, illecita concorrenza con minaccia o violenza ed estorsione aggravata; custodia cautelare agli arresti domiciliari nei confronti di Francesco Richichi, 49 anni, in ordine al delitto di estorsione aggravata. Altre 17 persone risultano indagate, a vario titolo, per i reati di associazione di tipo mafioso, trasferimento fraudolento di valori, estorsione, reati contro la pubblica amministrazione.
Con la stessa ordinanza, è stato disposto il sequestro preventivo di cinque imprese (2 ditte individuali e tre società di capitali) riconducibili agli arrestati, in considerazione dei più che concreti e significativi elementi di collegamento emersi fra la gestione delle imprese e la realizzazione degli scopi dell’associazione criminale di tipo mafioso. Sono stati ritenuti sussistenti, anche in questo caso, tanto i presupposti per poter disporre il sequestro finalizzato alla confisca dei beni che costituiscono il prodotto, il profitto o oggetto dell’impiego del delitto associativo, quanto il concreto pericolo che la libera disponibilità delle aziende possa agevolare la commissione di altri delitti, anche della medesima specie. Il valore complessivo delle imprese sottoposte a sequestro, che verranno affidate alla gestione di un amministratore giudiziario, ammonta ad 11 milioni di euro.
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