Al termine di una complessa attività investigativa coordinata dalla Procura antimafia di Napoli, i militari del Nucleo di Polizia Economico-Finanziaria di Caserta hanno dato esecuzione ad un’ordinanza che ha disposto l’applicazione di 14 misure cautelari personali (4 custodie in carcere e 10 arresti domiciliari) nei confronti dei componenti di un’associazione per delinquere finalizzata al contrabbando di tabacchi lavorati esteri con base operativa in provincia di Napoli, nonché al connesso decreto di sequestro preventivo di beni immobili, autoarticolati e furgoni utilizzati per il trasporto delle sigarette.
I destinatari dell’ordinanza sono gravemente indiziati di aver costituito e fatto parte di un’associazione per delinquere, operante nel territorio napoletano e attiva nella commissione di plurimi reati concernenti il contrabbando di tabacchi lavorati esteri provenienti da Paesi dell’Europa orientale (Polonia, Moldavia e Ucraina) da commercializzare, principalmente, in Campania.
L’esecuzione dei provvedimenti cautelari costituisce l’epilogo di un’articolata attività di indagine, denominata “Flyable”, eseguita – con il coordinamento della Dda partenopea – attraverso l’incrocio dei dati risultanti dalle intercettazioni telefoniche e ambientali, dalle registrazioni video, dall’attività di osservazione, controllo e pedinamento e dai numerosi riscontri operativi, che hanno consentito nel periodo 2016-2018 il sequestro di oltre 35 tonnellate di sigarette di contrabbando e l’arresto in flagranza di reato di 36 persone. In tale contesto sono 21 i soggetti indagati, a vario titolo, per i reati di associazione per delinquere finalizzata al contrabbando di tabacchi lavorati esteri e per trasferimento fraudolento di valori, di cui 14 destinatari di misura cautelare personale.
Le indagini sono state avviate a seguito del fermo di un autoarticolato e dell’autovettura “staffetta” effettuato nell’agosto del 2015 dalla sezione mobile del Nucleo Pef di Caserta – su attivazione del Servizio centrale investigazione criminalità organizzata (Scico) della Guardia di Finanza, a sua volta destinatario di una segnalazione dell’organo collaterale inglese pervenuta tramite il Secondo Reparto del Comando Generale del Corpo – che si concludeva con l’arresto in flagranza di reato per contrabbando di tabacchi lavorati esteri di 4 cittadini polacchi e il contestuale sequestro di 14 tonnellate di sigarette.
La successiva elaborazione delle evidenze investigative acquisite e l’avvio di una complessa attività di indagine hanno consentito quindi di disvelare l’esistenza di una ben strutturata compagine criminale, con proiezione transnazionale, dotata di una propria sede organizzativa in provincia di Napoli, di più depositi situati in Campania dove collocare la merce oggetto di contrabbando, numerosi automezzi fittiziamente intestati a terzi ed appositamente modificati sia per l’occultamento della merce sia per potere assicurare comunicazioni non intercettabili dalle Forze di polizia nonché utenze dedicate alle comunicazioni illecite.
In particolare, le indagini hanno dimostrato come i componenti dell’associazione per delinquere prediligessero intrattenere rapporti tra di loro nonché con terzi fornitori o clienti delle sigarette di contrabbando, soprattutto attraverso contatti diretti e solo in pochi casi mediante l’uso delle utenze. Le conversazioni captate sulle utenze dei sodali dal contenuto criptico sono, invero, una concreta testimonianza delle precauzioni adottate dall’organizzazione per impedire l’intercettazione dei propri apparati cellulari. I contrabbandieri, sospettando di potere essere intercettati, hanno inoltre cercato, nel tempo, di ridurre al minimo tale rischio avendo cura di utilizzare utenze dedicate intestate a prestanome o specifiche apparecchiature ricetrasmittenti, munite di microfono e tasto di accensione, create ad hoc e abilmente occultate sotto i cruscotti degli automezzi utilizzati per i traffici illeciti, tutte sintonizzate sulla frequenza 146,600 Mhz.
Ma vi è più: la compagine criminale ha provveduto persino a munirsi di sofisticati strumenti per rilevare la presenza di eventuali microspie negli automezzi o nelle abitazioni dei sodali onde cercare di eliminare la possibilità che le proprie conversazioni fossero oggetto di intercettazione ambientale. Innumerevoli e ingegnosi sono stati gli espedienti utilizzati dall’organizzazione criminale per occultare la presenza delle sigarette di contrabbando negli automezzi sui quali venivano trasportate o nei depositi in cui erano stipate in attesa di essere destinate alla minuta vendita. Difatti, sono state sequestrate sigarette nascoste sia in “doppi fondi” appositamente creati nei semirimorchi degli autoarticolati o al di sotto dei portabagagli delle auto sia in un bunker sotterraneo sito in un capannone industriale al quale si accedeva tramite un finto tombino.
In occasione dei diversi trasporti delle sigarette di contrabbando l’associazione criminale non operava mai in maniera improvvisata, ma sempre con un’accurata organizzazione di uomini e mezzi, assumendo ogni accorgimento volto ad assicurare un’ampia rete di protezione ai soggetti implicati materialmente nei traffici illeciti in modo da eludere i controlli delle forze di polizia – appositamente utilizzando i suddetti apparati ricetrasmittenti per segnalare in maniera riservata eventuali posti di blocco – o comunque da limitare i danni una volta che le stesse intervenivano, facendo sparire ulteriori elementi di prova dell’attività delittuosa.
Inoltre, nel caso in cui i singoli sodali venissero arrestati nel corso delle operazioni repressive del contrabbando di sigarette e fossero condannati a scontare un periodo di detenzione, l’organizzazione provvedeva al riconoscimento ai rispettivi congiunti di uno stipendio per il mantenimento della famiglia, a garanzia della tenuta della compagine criminale. Oltre alle misure cautelari personali è stato eseguito il sequestro preventivo di beni immobili, autoarticolati e furgoni utilizzati per il trasporto delle sigarette di contrabbando. Eseguite, tra l’altro, perquisizioni nelle abitazioni e nei depositi nella disponibilità degli indagati.
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