Scrivere per raccontare ciò che è stato e che non deve più essere. E’ su questo concetto che Marilù Musto, giornalista de “Il Mattino”, ha cominciato a lavorare, circa tre anni fa, sul libro “Punta il piccione e spara”, edito dalla Gnasso Editore e presentato, nella serata di venerdì 8 giugno, alla “Mondadori Bookshop” del centro commerciale Medì di Teverola. Alla presentazione, oltre all’autrice del testo, hanno partecipato Alessandra Tommasino, corrispondente de “Il Mattino”, ed il giornalista e saggista Vito Faenza. In platea anche lo scrittore Luigi Intelligenza, autore del libro “Solo un prete”.
La storia di “Punta il piccione e spara” è di quelle che lasciano il segno poiché il romanzo racconta la vita e gli amori di Bruno Buttone, studente universitario, attualmente collaboratore di giustizia, che ben presto lascerà gli studi per impugnare una pistola e diventare uno dei più sanguinari killer e capocosca del clan Belforte di Marcianise. Una realtà camorristica divenuta egemone nella contrapposizione con il clan Piccolo, in una guerra di camorra che ha fatto segnare oltre 80 morti in 30 anni. Lo stesso pentito aveva detto ai giovani in un’intervista rilasciata poco dopo l’avvio della collaborazione con la giustizia: “Mi appello ai giovani affinché non cadano nella tentazione della trasgressione e dei facili guadagni perché i veri valori della vita sono tutt’altro: la libertà, l’onestà, la cultura, l’amore per la propria famiglia e il rispetto della vita umana. Sappiate, ragazzi, che la camorra fa schifo, ha distrutto me, e, se non vi opponete, distruggerà anche voi”.
IN ALTO IL VIDEO CON INTERVISTA ALL’AUTRICE