Cannavaro all’Auditorium per la Giornata di lotta all’Aids

di Redazione

da sin. Cannavaro, Iaselli e De FranciscisCASERTA. “Oggi di Aids nel mondo occidentale non si muore più. Voi rappresentate una generazione di giovani fortunata ma dovete impegnarvi con noi adulti ad incalzare senza tregua l’opinione pubblica per indurla a riflettere e a fare di più per i Paesi più a rischio”.

Sandro De Franciscis, presidente della Provincia di Caserta, ha rivolto un appello questa mattina alle centinaia di studenti che in rappresentanza delle scuole superiori del capoluogo e della provincia hanno gremito l’Auditorium dell’Ente per l’atto conclusivo della campagna di sensibilizzazione contro l’Aids, promossa dal Rotary Club International di Caserta in collaborazione con il Comune e la Provincia di Caserta. A fare gli onori di casa è stato il presidente pro tempore del club service, Gianpaolo Iaselli.

L'intervento di De FranciscisLa manifestazione di oggi è caduta nella Giornata mondiale della lotta contro l’Aids ed ha avuto tra i protagonisti annunciati – autorità istituzionali, medici dell’Azienda ospedaliera di Caserta, ricercatori e docenti universitari della Sun – anche un testimonial d’eccezione: il capitano del Napoli, Paolo Cannavaro. “Ho rinunciato volentieri alla mia giornata di riposo – ha detto il calciatore azzurro – per essere oggi qui con voi e portare la mia testimonianza di vicinanza ed impegno al fianco di chi soffre e di chi si adopera per contrastare questa piaga”.

Nel suo saluto il presidente De Franciscis ha invece ricordato ai giovani come anche di fronte agli enormi progressi della medicina ci si continua comunque ad ammalare di Aids. “È un problema anzitutto di prevenzione – ha sostenuto – e noi tutti non dobbiamo mai perdere di vista quelle elementari pratiche consigliate e che ci dobbiamo sforzare di rispettare. L’Aids si può prevenire al 100 per cento – ha anche detto De Franciscis – e per questo motivo chiedo a voi tutti di fare di più e di sentirvi più impegnati nella raccolta di fondi da destinare alle organizzazioni che già operano nei Paesi più arretrati, penso all’Africa in particolare, e alla ricerca scientifica. Credo che sia un dovere verso il prossimo e verso noi stessi”.

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