Al campo nomadi in località Scordovillo di Lamezia Terme stamani 200 carabinieri hanno eseguito 39 misure cautelari, di cui cinque in carcere, nei confronti di soggetti ritenuti responsabili, a vario titolo, di gravi reati in materia ambientale nonché di delitti contro il patrimonio. Già nell’aprile 2017 era stata effettuata una prima operazione che aveva coinvolto 43 persone, di cui 12 tratte in arresto in flagranza di reato per a furto di energia, per allacci abusivi alle cabine Enel. Da quella indagine è emersa la reiterazione dei reati relativi allo smaltimento illecito di rifiuti, tramite anche una società con sede proprio nel campo rom.
“Ci siamo mossi esclusivamente per tutelare la salute pubblica della città, è paradossale che l’ospedale debba subire i danni ed i disagi dei fumi provenienti dal campo rom attiguo, ed inoltre è stato riscontrato anche l’inquinamento dell’aria e del suolo sottostante, con potenziali effetti per le falde acquifere”, spiegano dalla Procura. Secondo gli investigatori, erano gli stessi residenti all’interno del campo, dopo aver raccolto ingenti quantità di rifiuti di varia natura, pericolosi e non, a fornirli alla società, che li lavorava e trasportava in altre società del settore nel Lametino.
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