Usura ed estorsione: sgominata a Roma banda legata a Casamonica e camorra

di Redazione

I finanzieri del comando provinciale di Roma hanno eseguito un’ordinanza di custodia cautelare, emessa dal tribunale capitolino, su richiesta della Direzione distrettuale antimafia, nei confronti di nove persone, ritenute responsabili, a vario titolo, dei reati di associazione per delinquere, usura, estorsione, esercizio abusivo dell’attività finanziaria, truffa aggravata ai danni dello Stato, auto-riciclaggio e trasferimento fraudolento di beni al fine di eludere la normativa antimafia in materia di prevenzione patrimoniale. Contestualmente, le Fiamme Gialle hanno dato esecuzione al decreto di sequestro preventivo relativo a beni immobili e società per un valore complessivo di circa 11 milioni di euro.

L’operazione – denominata “Terza Età” in quanto uno dei settori di reinvestimento dei proventi illeciti dell’organizzazione criminale era rappresentato dalle “strutture protette per anziani” – trae origine da una pregressa attività investigativa che, nel settembre 2017, aveva portato alla cattura, tra gli altri, di Massimo Nicoletti, figlio del noto Enrico, storico cassiere della “Banda della Magliana”. Nel corso di quelle indagini era emerso che un faccendiere del Nicoletti, trovandosi in difficoltà economiche e dovendo restituire a terzi rilevanti somme di denaro, si era rivolto ad un congiunto, Mauro Licenziato, allo scopo di ottenere un prestito. Gli approfondimenti sulla figura di Licenziato, delineandone la caratura delinquenziale e le importanti relazioni nel mondo criminale, hanno evidenziato l’esistenza di un autonomo e strutturato sodalizio al vertice del quale, oltre al predetto, vi era il padre Mario Licenziato, e che poteva contare su numerosi altri affiliati.

Le attività investigative eseguite dagli specialisti del Gico, sostanziatesi in intercettazioni, pedinamenti, appostamenti e meticolosi accertamenti economico-patrimoniali, hanno rivelato come la famiglia Licenziato (Mario e i figli Mauro e Gianluca), coadiuvata da altri indagati, grazie alla disponibilità di ingentissimi capitali, fosse dedita a sistematiche e abusive operazioni di finanziamento nei confronti di un’ampia platea di soggetti, per lo più imprenditori in gravi difficoltà economiche, ricorrendo in alcuni casi a violenze o minacce onde ottenere la restituzione delle somme elargite o appropriandosi coattivamente di beni dei debitori a parziale storno dei crediti vantati. I tassi medi applicati oscillavano tra il 90% ed il 180% annuo – di qui la loro natura usuraria – con punte del 570%.

Ad aggravare lo stato di sudditanza psicologica delle vittime contribuiva il profilo delinquenziale dei capi, Mario Licenziato ed il figlio Mauro: entrambi di origine campana ma trapiantati nel comune di San Cesareo (Roma), oltre ad avere collegamenti – per il tramite del sodale Hudorovich, detto “Giovanni lo zingaro” – con esponenti del clan dei Casamonica, sono stati indicati da alcuni collaboratori di giustizia come appartenenti ovvero contigui ad ambienti della criminalità organizzata partenopea. In particolare, Mario Licenziato è stato citato quale soggetto organico alla Nuova Famiglia, capeggiata dal noto Michele Zaza detto “u’ pazz”, storico “cartello di famiglie della camorra” nato in contrapposizione alla “Nuova Camorra Organizzata” di Raffaele Cutolo. In proposito, le indagini del Gico hanno confermato che Mario Licenziato era in contatto diretto con Pasquale Zaza, nipote di “Michele u’ pazz”, con il quale ha condiviso importanti progettualità “imprenditoriali”. Nel medesimo ambito, Mauro Licenziato ed il fratello Gianluca (quest’ultimo destinatario della misura dell’obbligo di presentazione alla polizia giudiziara) sono stati indicati quali soggetti dediti a strutturati traffici di droga sull’asse Napoli-Roma, sotto la direzione della zia, Carmela Licenziato, alias “Lady Cocaina”, attualmente detenuta in relazione a plurime condanne definitive per traffico di stupefacenti e porto e detenzione di armi, oggi destinataria di un nuovo ordine di arresto. La donna, sebbene in carcere, come dimostrato dalle odierne investigazioni, è risultata tuttora attiva nel settore ed intenzionata a dare vita a un’autonoma “piazza di spaccio” nella Capitale. E’ stata accertata la disponibilità occulta, in capo alla Licenziato, di un immobile sito a Palestrina (Roma), acquisito con proventi del narcotraffico e solo formalmente intestato ad una congiunta.

E’ emerso che il gruppo criminale reinvestiva sistematicamente i proventi delle attività delittuose in variegati settori dell’economia legale, ricorrendo anche a frodi fiscali quale fonte di finanziamento illecito. I finanzieri hanno svelato il sistematico ricorso a compiacenti “teste di legno”, utilizzate per la gestione di imprese attive nel commercio di autovetture e nel settore delle strutture ricettive per anziani, sottoponendo a sequestro preventivo due “strutture protette”, riconducibili a Mario Licenziato e situate a San Cesareo (Roma), di cui una operativa e una destinata ad essere inaugurata a breve. Le indagini, inoltre, hanno dimostrato la riconducibilità al sodalizio di una lussuosa struttura alberghiera ubicata nel centro di Praga, in Repubblica Ceca, anch’essa sottoposta a sequestro, per la cui esecuzione sono in corso attività rogatoriali.

Sotto sequestro: a) quote sociali, capitale sociale e intero patrimonio aziendale di nove società di capitali – di cui una di diritto estero – e due ditte individuali, nonché una quota maggioritaria di una società consortile, attive nei settori del “commercio autoveicoli”, “intermediazioni finanziarie”, “commercio di prodotti petroliferi”, “commercio all’ingrosso di prodotti vari”, “ristorazione”, “alberghiero” e “assistenza sociale residenziale”; tre immobili a San Cesareo e Palestrina; per un valore complessivo di circa 11 milioni di euro. Eseguite, inoltre, 30 perquisizioni tra le province di Roma, Latina e Napoli, con l’impiego di oltre 150 finanzieri del comando provinciale di Roma ed il supporto dei reparti competenti per territorio.

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