“Gli italiani sottostimano la quota di popolazione sopra i 65 anni e sovrastimano quella di immigrati”. Lo ha detto il presidente dell’Inps, Tito Boeri, aggiungendo che “la deviazione fra percezione e realtà è molto più accentuata che altrove. Non sono solo pregiudizi. Si tratta di vera e propria disinformazione”. Per il presidente dell’Inps “dobbiamo aumentare l’immigrazione regolare, sono tanti i lavori che gli italiani non vogliono più svolgere”. “Servono più immigrati per pagare le pensioni… cancellare la legge Fornero costa troppo… servono più immigrati per fare i tanti lavori che gli italiani non vogliono più fare…’. Il presidente dell’Inps continua a fare politica, ignorando la voglia di lavorare (e di fare figli) di tantissimi italiani. Dove vive, su Marte?”. Questa la replica del vicepremier e ministro dell’interno Matteo Salvini sull’intervento del presidente Inps.
La storia, ha poi sottolineato Boeri, “ci insegna che quando si pongono forti restrizioni all’immigrazione regolare, aumenta l’immigrazione clandestina e viceversa: in genere, a fronte di una riduzione del 10% dell’immigrazione regolare, quella illegale aumenta dal 3 al 5%”. In presenza di decreti flussi del tutto irrealistici, “la domanda di lavoro immigrato – ha aggiunto – si riversa sull’immigrazione irregolare di chi arriva in aereo o in macchina, non coi barconi ma coi visti turistici, e rimane in Italia a visto scaduto”. “Il nostro sistema pensionistico è in grado di reggere alla sfida della longevità, almeno sin quando si manterrà l’adeguamento automatico dell’età pensionabile alla speranza di vita e la revisione dei coefficienti di trasformazione. Ma non ha al suo interno meccanismi correttivi che gli permettano di compensare un calo delle coorti in ingresso nel nostro mercato del lavoro”, ha detto facendo riferimento al declino demografico eventualmente connesso alla riduzione dei flussi migratori. “Il declino demografico è un problema molto piu’ vicino nel tempo di quanto si ritenga”. Inoltre, ha osservato il presidente dell’Inps, “dimezzando i flussi migratori in cinque anni perderemmo una popolazione equivalente a quella odierna di Torino”. E “azzerando l’immigrazione, secondo le stime di Eurostat, perderemmo 700mila persone con meno di 34 anni nell’arco di una legislatura”.
Nella Relazione annuale Boeri ha parlato anche dell’eventuale riforma delle pensioni. “Quota 100 pura – ha spiegato – costa fino a 20 miliardi all’anno, quota 100 con 64 anni minimi di età costa fino a 18 miliardi (che si riducono a 16 alzando il requisito anagrafico a 65 anni), quota 100 con 64 anni minimi di età e il mantenimento della legislazione vigente per quanto riguarda i requisiti di anzianità contributiva indipendenti dall’età costa fino a 8 miliardi. Ripristinando le pensioni di anzianità con quota 100 (o 41 anni di contributi) si avrebbero subito circa 750mila pensionati in più”.
“Tornare indietro del tutto” dalla legge Fornero, ha ammonito Boeri, “non è possibile”: le persone che hanno subito “gli effetti più dirompenti di quella riforma” si sentirebbero “beffate, a partire dalle donne”. Anche i costi del ripristino in toto o in parte delle pensioni di anzianità allora vigenti sarebbero “molto elevati”. Non solo, ha aggiunto, si innescherebbe anche un circolo vizioso che porterebbe a ridurre l’occupazione. “Possiamo tuttavia permetterci una maggiore flessibilità accelerando la transizione al metodo contributivo”. “Il nuovo governo – ha proseguito – sembra intenzionato ad introdurre un salario minimo orario”, una misura che “avrebbe il doppio vantaggio di favorire il decentramento della contrattazione e ridurre la povertà fra chi lavora”.