Secondo i politici locali sono oltre un milione, poco più di 350mila secondo il censimento effettuato anche tramite droni, gli abitanti di Kibers, un quartiere tra i più degradati del mondo esistente a Nairobi. Vivono in una baraccopoli realizzata con case di lamiera, senza fogne, senza acqua né servizi igienici. Per liberarsi delle feci effettuano i loro bisogni in buste di plastica che poi lanciano dalle finestre, dove possibile, o abbandonano direttamente nelle stradine strette presenti nella parte più interna della baraccopoli. Stradine targhe un metro o poco più, realizzate su terra battuta attraversata da un rivolo di acqua trasportante rifiuti di ogni genere, compresi gli escrementi, che scorre di continuo rendendo scivoloso e pericoloso il cammino. Una situazione che inevitabilmente fa registrare un’elevata percentuale di malati di Hiv.
Un’area del quartiere in cui non è possibile entrare senza avere un accompagnatore conosciuto dagli abitanti del posto. Ne abbiamo percorso le strade con uno di questi accompagnatori senza avere, però, la possibilità di effettuare riprese video in maniera evidente ma servendoci di telecamera occasionale mal posizionata, però è possibile rendersi conto delle condizioni di degrado di questo quartiere della città attraversandone una zona meno pericolosa, dove le baracche sono sì addossate ma lasciano spazio ad una strada caratterizzata da una serie di ostacoli ma larga in maniera sufficiente per effettuare riprese video capaci di dare comunque l’idea delle condizioni in cui vivono questi cittadini del Kenya.
Una zona in cui in uno spazio di pochissimi metri quadrati è sorta dall’anno 2000 una scuola primaria sostenuta dalla Avsi, con sede a Milano, in cui 500 bambini che vivono nella baraccopoli vengono seguiti e istruiti sotto ogni aspetto grazie alla sostegno a distanza e a donazioni private. L’obiettivo della scuola è quello di cambiare la mentalità delle famiglie di Kibera attraverso i bambini che portano nelle baracche in cui vivono l’idea di un mondo migliore e di un diverso futuro possibile. Per questo Pupia si è impegnata a sponsorizzare l’Avsi, l’unica associazione di volontariato italiana che concretamente sostiene questa ed altre strutture scolastiche finalizzate a cambiare la mentalità di bambini che vivono praticamente nel nulla, rappresentato dal fango, dalla delinquenza, dall’assenza di igiene.
Per aiutare i bambini di Kibera bastano 312 euro all’anno, meno di 1 euro al giorno, per dare loro cibo, vestiti, istruzione, cure mediche. Per DONAZIONI basta effettuare un bonifico ad “AVSI Kenya” – IBAN: IT10W0538723901000000624234
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