La ferramenta di Ognina pagava, da ormai ventini anni, il pizzo al clan dei Santapaola Ercolano. Aveva cominciato nel 1999 versando 400 mila lire al mese e dopo, l’introduzione dell’euro, la mafia ha semplicemente convertito l’importo diventato 210 euro. Ma la polizia stavolta ha beccato gli esattori del pizzo.
Lo scorso 20 luglio, nell’ambito di indagini coordinate dalla Dda di Catania, la Squadra mobile ha arrestato in flagrante il pregiudicato Francesco Sansone, 68 anni, per estorsione, aggravata dall’avere commercco il fatto avvalendosi delle condizioni di assoggettamento e di omertà derivanti dall’appartenenza all’associazione mafiosa Santapaola – Ercolano e per agevolare l’attività dell’associazione. Poche ore dopo la polizia ha fermato, su decreto della Dda, gli altri due presunti esattori del pizzo: Giovanni Frazzetta, di 50 anni, e Armando Pulvirenti, di 63, anche loro sono accusati di estorsione aggravata. Sansone è stato colto con le mani nel sacco dopo che la polizia stava indagando per riscontrare le dichiarazioni di alcuni collaboratori di giustizia.
Le indagini della Squadra mobile, su delega della Dda etnea, hanno permesso di accertare l’estorsione a una ferramenta di Ognina, con il commerciante costretto a pagare il pizzo al gruppo Picanello del clan Santapaola-Ercolano. Il ruolo di Giovanni Frazzetta, elemento di rango apicale della frangia radicata nel rione di Picanello, quale malavitoso deputato alla riscossione delle estorsioni, era già emerso nell’ottobre del 2007 quando venne già arrestato in flagrante dalla Squadra mobile dopo avere incassato una somma versata mensilmente dal titolare di un autosalone. Le indagini hanno permesso di monitorare l’ennesimo pagamento di denaro, avvenuto lo scorso 20 luglio. Sansone è stato bloccato fuori dall’esercizio commerciale, dopo avere ricevuto la consueta somma di euro 210 in contanti, appena consegnatigli dalla vittima. I tre sono stati rinchiusi nel carcere di Catania Bicocca. Il gip di Catania ha confermato i fermi di Sansone e Pulvirenti.
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