Aversa – La città si prepara a festeggiare l’atleta Raphaela Lukudo che, insieme ad altre tre azzurre, ha vinto la medaglia d’oro nella staffetta 4×400 ai Giochi del Mediterraneo. L’amministrazione vuole celebrare una “concittadina” che ha portato, secondo i componenti della Giunta, il nome di Aversa alla ribalta internazionale malgrado la “concittadina” non abbia mai rimesso piede ad Aversa dopo averla lasciata a soli due anni di età per vivere e crescere nella pratica sportiva a Modena e non abbia alcun legame di sangue con Aversa, essendo i suoi genitori africani del Sudan.
Tuttavia, gli aversani, a mio esclusivo parere, sono soliti rivestire le penne del pavone. Lo fanno da anni con Domenico Cimarosa, genio della musica riconosciuto a livello internazionale, la cui storia somiglia a quella della Lukudo per essere nato ad Aversa vissuto per circa quattro anni in questa città, in cui non aveva alcun legame di sangue, e poi partito per Napoli dove ha avuto la sua formazione musicale, senza mai più rimettere piede ad Aversa. Malgrado ciò, avendo ottenuto riconoscimenti internazionali, la città se ne fa vanto come se il compositore non solo fosse nato in questa città ma vi avesse ricevuto anche la sua educazione artistico-musicale e magari vi avesse conseguito i primi successi da compositore. La ristrutturazione della casa in cui è nato Cimarosa ormai fa parte della storia di Aversa, quella stessa storia in cui si intende inserire l’atleta Lukudo. Due personaggi di peso internazionale diverso perché, mentre Cimarosa resterà negli annali della storia della musica e il suo nome sarà ricordato nei secoli anche dai non addetti ai lavori, la vittoria della Lukudo, resa possibile anche dalla collaborazione di altre tre altrettanto valide staffettiste, sarà ricordata soltanto dagli addetti ai lavori come vittoria della staffetta 4×400 ai Giochi del Mediterraneo 2018. Però, Aversa intende festeggiare la “concittadina” dimenticando di fare altrettanto per i tanti aversani che hanno dato e danno lustro alla città nel mondo.
Di “cervelli in fuga” che raggiungono la vetta in altre nazioni ne esistono anche ad Aversa. Cervelli che in realtà non sarebbero in fuga se Aversa desse opportunità di lavoro sulla base di meriti e non di amicizie, conoscenze, parentele e inciuci vari, così che chi vale ma non ha il cosiddetto “santo in paradiso”, ovvero l’amico dell’amico dell’amico, è costretto a lasciare una città che potrebbe avvalersi delle sue capacità per migliorare anche nell’immagine esterna. Cosa che l’amministrazione intende fare premiando con una medaglia una “concittadina” il cui unico rapporto con Aversa è stato quello di nascervi e sostare per pochissimi anni della sua esistenza vissuta, poi, in tantissime altre città ma non ad Aversa. Proprio come Domenico Cimarosa. A questo punto ci chiediamo se l’amministrazione vorrà trasformare in museo anche la casa in cui è venuta alla luce la Lukudo.
E ci chiediamo perché l’amministrazione non abbia riservato lo stesso trattamento alla schermitrice Sara Kowalczyk, vincitrice dell’oro nella gara individuale e in quella a squadre nella Coppa Europa cadetti disputata a Ginevra-Svizzera nel 2017 e in lizza per l’ammissione della squadra che parteciperà alle prossime Olimpiadi? Sara è nata ad Aversa nel 2001 da genitori polacchi che hanno vissuto e lavorato per anni nella nostra città. Ad Aversa ha studiato e si è atleticamente formata, grazie anche alla mamma, Ewa Borowa, più volte campionessa europea di spada e componente della nazionale polacca ai mondiali. Ma dopo il doppio oro di Ginevra a Sara l’amministrazione ha dedicato un semplice comunicato stampa. Perché tanta attenzione solo per alcuni?