Teverola – Un piano ordito da mesi alle sue spalle. Così Dario Di Matteo giudica la vicenda che, attraverso le dimissioni di nove consiglieri comunali – 4 di maggioranza e 5 di opposizione – ha portato alla fine prematura della sua amministrazione e al commissariamento del Comune fino alle elezioni della prossima primavera. “Alla vigilia di Ferragosto – commenta Di Matteo – nove consiglieri comunali, di cui quattro della mia stessa maggioranza, Gennaro Caserta, Biagio Pezzella, Tommaso Barbato e Angela Improta, si sono recati dal notaio per dimettersi. Approfittando della mia assenza, hanno messo in atto il piano che stavano tramando ormai da mesi alle mie spalle. Quello che continuo a chiedermi da giorni è come si possa votare un bilancio il 30 luglio, condividendone i contenuti, e poco dopo consegnare la città ad un periodo di commissariamento e al voto anticipato. Come si può arrivare a mettere se stessi e la propria visibilità politica davanti alle esigenze di un’intera comunità? I cittadini di Teverola saranno di certo quelli che ci rimetteranno di più”.
“Sono profondamente convinto – prosegue l’ex sindaco – che le questioni politiche vanno affrontate a viso aperto e nei luoghi deputati al dibattito e che una mozione di sfiducia va semmai presentata in consiglio comunale e non il 14 agosto nella stanza di un notaio! Ancor di più quando il giorno prima, il 13 agosto, si arriva a protocollare una richiesta d’incontro per il riassetto della giunta, mentre già era stato stabilito ed organizzato il blitz di Ferragosto. Un conto è la dialettica politica, un conto sono le dinamiche interne ai gruppi, altro sono invece richieste che nulla hanno a che vedere con una leale e corretta gestione amministrativa, sia per le progettualità da mettere in campo che per gli assetti interni alla giunta. Ritengo davvero assurdo che pezzi della maggioranza siano arrivati a stringere un patto scellerato per la città con il capo dell’opposizione, facendo esattamente il suo gioco”.
Sulle motivazioni dei dimissionari della maggioranza, che lo accusano di non averli messi nelle condizioni di poter operare e di esercitare il loro mandato, Di Matteo sottolinea: “Nulla di più falso, visto che chiunque abbia voluto apportare il proprio contributo nell’interesse collettivo ha sempre trovato la strada spianata e il massimo sostegno da parte mia e dei funzionari del Comune. Adesso magari azioneranno la macchina del fango, ma la verità é che chi non ha operato bene è solo perché non l’ha saputo e voluto fare e chi era in cattiva fede ha fatto di tutto per rallentare anche il resto della squadra”.
E per quanto riguarda Biagio Lusini, suo predecessore e fino a pochi giorni fa capogruppo dell’opposizione, sul quale Di Matteo prevalse alle amministrative 2015, “c’è da riconoscere – incalza l’ex sindaco – che solo nella stanza di un notaio avrebbe potuto colpirmi. E relativamente ai suoi commenti negativi su questi tre anni di lavoro, sarebbe forse il caso che si facesse un esame di coscienza sul suo, di operato. So che avrei potuto fare meglio alcune cose ed evitarne altre, ma so anche di aver amministrato con onestà, passione e responsabilità”.
Di Matteo si dichiara “profondamente dispiaciuto, inutile negarlo, per il modo infimo in cui sono stato tradito, ma soprattutto per l’interruzione di un percorso che stava pian piano migliorando la città in cui vivo e in cui ho deciso di far crescere i miei figli. E’ evidente che andavo fermato adesso politicamente, visto che di qui a pochi mesi la nostra città sarebbe stata un cantiere aperto, con il decollo di molti progetti ed iniziative che avrebbero sancito ulteriormente il buon governo di questi anni”. Come sindaco di Teverola – conclude – posso dire ad alta voce che ho la coscienza a posto e le attestazioni di affetto e di stima che mi stanno giungendo in queste ore sono per me una preziosa conferma”.