La polizia, in tenuta antisommossa, alle 7 di stamani è giunta in piazza Don Mapelli di Sesto San Giovanni, alle porte di Milano, per sgomberare l’immobile, ex sede Alitalia, occupato da circa 200 attivisti, molti stranieri, del residence sociale “Aldo Dice 26×1”. Da questo stabile gli attivisti si erano spostati circa un anno e mezzo fa, per stabilirsi in un altro centro alla periferia di Milano, in via Oglio, zona Corvetto. Poi, dopo una mediazione del comune capoluogo, lo scorso primo settembre erano tornati nell’immobile sestese, scatenando le ire della cittadinanza, a partire dal sindaco di centrodestra Roberto Di Stefano, che ha chiesto con forza a Questura e Prefettura di intervenire subito per liberare l’edificio, identificando e denunciando gli organizzatori del “blitz” che hanno volontariamente chiesto a gran voce l’uso della forza per entrare dentro lo stabile. Di Stefano ha auspicato anche l’intervento del ministro dell’Interno, Matteo Salvini, “per ripristinare la legalità e fermare ulteriori abusi”.
Le 57 famiglie – 200 persone, tra cui 83 bambini – che abitavano nei 102 appartamenti del palazzo di via Oglio avevano trovato un accordo con il Comune di Milano per non essere sgomberati. Poiché la palazzina è stata acquistata da una cordata di privati, gli abitanti del residence sociale avrebbero dovuto lasciare gli appartamenti (occupati abusivamente) con uno “sgombero soft” di A2A, la società municipalizzata del Comune di Milano che gestisce luce e gas. E che avrebbe loro staccato appunto corrente e gas, obbligandoli così ad andarsene. Ma grazie a un accordo trovato con la vicesindaca Anna Scavuzzo e con gli assessori Majorino e Gabriele Rabaiotti, gli abitanti di “Aldo dice 26X1” erano riusciti a non subire lo sfratto, garantendo che entro il 6 settembre avrebbero lasciato spontaneamente lo stabile, che dovrebbe essere trasformato in uno studentato. Nella notte tra sabato e domenica, poi, hanno di nuovo occupato l’ex stabile di Alitalia a Sesto San Giovanni, ossia la loro ex dimora.
“Gli abusivi – ha commentato il sindaco sestese Di Stefano – pretendono di mantenere questo stabile fino a quando il Comune di Milano garantirà loro, come promesso negli ultimi giorni, degli appartamenti con un bando ad hoc previsto nei prossimi mesi. Non so se queste affermazioni corrispondano al vero ma è inaccettabile che queste persone con cui evidentemente il Comune di Milano ha aperto un assurdo rapporto di collaborazione poi vengano a Sesto San Giovanni in attesa del rispetto di accordi con la giunta milanese”.
Da parte sua, l’assessore alle Politiche Sociali del Comune di Milano, Piefrancesco Majorino, smentisce di aver dato il permesso agli occupanti di “Aldo dice 26X1” di prendersi lo stabile di Sesto San Giovanni, né di aver mai promesso loro un “bando ad hoc” e ricorda che l’accordo fatto la scorsa settimana riguarda “la loro uscita volontaria entro il 6 settembre dallo stabile di via Oglio 8 e il fatto che noi, come Comune, ci assumiamo il compito di trovare una sistemazione per alcuni degli occupanti, quelli più fragili”. “Di sicuro – ha aggiunto l’assessore milanese – il dialogo con quella realtà per noi deve continuare. Invito il sindaco di Sesto San Giovanni a darsi una calmata e a capire assieme quali possano essere le soluzioni migliori per una realtà che anni fa nacque proprio nella sua città e che successivamente si trasferì a Milano”.
Al momento dell’operazione di polizia nel palazzo c’erano decine di persone, tra cui 25 bambini. Su Facebook Wainer Molteni, coordinatore del collettivo che ha dato vita al residence sociale, ha chiesto aiuto per trasportare i beni degli abitanti di “Aldo dice 26X1”: “Poi discuteremo di tante cose”, ha scritto Molteni, “ma ora siamo sotto sgombero in via 24 Maggio a Sesto e abbiamo bisogno di trasportare tutte le cose degli inquilini a via Oglio a Milano. Aiuto”.
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