Aversa – Ha tentato di violentare un bambino di 11 anni il pakistano di 33 anni, attualmente in stato di fermo. Il giorno dopo la grande paura, il giorno dopo la psicosi, i contorni del tentativo di violenza ai danni di un minore si fanno più chiari anche se i carabinieri del reparto territoriale di Aversa che, agli ordini del tenente colonnello Donato D’Amato, indagano sull’episodio coordinati dai magistrati della procura della repubblica presso il locale tribunale di Napoli Nord, mantengono il più stretto riserbo sulla delicata vicenda. Si è, infatti, appreso che la vittima dell’immigrato è un bambino di 11 anni. Secondo una prima ricostruzione appresa dai familiari della vittima, il ragazzino era in via San Francesco insieme al suo cane.
Il pakistano lo avrebbe avvicinato e lo avrebbe convinto a seguirlo sino al Parco Pozzi. Qui, dopo avere scelto un luogo più appartato, avrebbe tentato di abusare del ragazzino, palpandolo e abbassandosi i pantaloni. La vittima, però, sarebbe riuscita a scappare senza danni. Una volta a casa, spaventato e piangente, avrebbe raccontato tutto alla mamma che si sarebbe recata immediatamente presso la locale caserma dei carabinieri per denunciare l’accaduto. Grazie al racconto del ragazzino e alle registrazioni di alcune telecamere presenti nelle strade percorse dai due, i militari sono immediatamente giunti all’identificazione dell’uomo.
L’immigrato è noto in città, dove vive da tempo, ed è stato, quindi, immediatamente riconosciuti. I militari lo hanno dapprima cercato presso la mensa della Caritas diocesana in via Sant’Agostino, dove saltuariamente si recava a pranzo o a cena e dove usufruiva saltuariamente anche di un posto letto quale senza fissa dimora. Nei locali gestiti da don Carmine Schiavone, però, l’immigrato non c’era. Alla fine è stato trovato mentre camminava per strada. Da quando non dormiva più alla Caritas, l’uomo, insieme ad altre sei o sette persone, aveva trovato riparo notturno in via San Francesco di Paola, sotto i portici di un edificio ubicato proprio di fronte all’ex ospedale psichiatrico giudiziario “Filippo Saporito”, attualmente adibito a casa di reclusione. Una sistemazione ai limiti della vivibilità, con i residenti che più volte avevano segnalato la cosa anche ai servizi sociali del comune di Aversa e alle forze dell’ordine, ma senza alcun risultato. Secondo alcune testimonianze, il pakistano spesso spaventava gli abitanti del palazzo gridandogli contro o mostrando i genitali. Anche questa situazione, a detta dei residenti, sarebbe stata segnalata alle autorità, rimanendo, però, lettera morta.
SMENTITA LA VOCE DI UNA SECONDA VITTIMA – Gli investigatori smentiscono la voce che si era sparsa in città nella mattinata di ieri, secondo cui l’uomo fermato dai carabinieri mercoledì pomeriggio, alcuni giorni prima avrebbe tentato di violentare una ragazzina di 13 anni, sempre di Aversa e sempre al Parco Pozzi. Il riserbo, soprattutto sul nome della piccola vittima, è estremo. Gli investigatori hanno annunziato a breve un comunicato ufficiale della procura.
CARITAS: “VICINI AL BAMBINO E AI SUOI FAMILIARI, MA NON CRIMINALIZZIAMO STRANIERI” – Intanto, don Carmine Schiavone, direttore della locale Caritas, che ha conosciuto il giovane pakistano presunto autore della tentata violenza, ci tiene a sottolineare: “Siamo, come Diocesi e Caritas, partecipi della grande sofferenza del piccolo oggetto del tentativo di violenza e dei suoi familiari”. “Tutto questo, però, non deve essere utilizzato per criminalizzare gli stranieri. Vogliamo fuggire – ha continuato il sacerdote – dalla superficialità e dalla generalizzazione. Questo episodio non deve essere strumentalizzato per giungere alla scelta di immigrato si, immigrato. Da sempre sono fonte di ricchezza e confronto”. Don Carmine ha anche raccontato che l’uomo veniva da luglio in mensa e ogni tanto anche di notte. Lo si distingue dai suoi connazionali per la sua statura slanciata e, quindi, facilmente riconoscibile.
CURIA: “EPISODIO DEPLOREVOLE CHE NON DEVE ROVINARE IMPEGNO VOLONTARI” – Anche la Curia di Aversa interviene sull’episodio: “In merito ai deplorevoli episodi che, nella giornata del 3 ottobre, hanno coinvolto due persone che ordinariamente si avvalgono dei servizi della Caritas diocesana di Aversa, nel condannare ogni forma di violenza e di delinquenza che, da chiunque sia commessa, inquina il vivere della società, la Curia vescovile, con la stessa Caritas, evidenzia che i fatti di cui si parla non sono avvenuti all’interno delle proprie strutture, dove nessuno è ospite stabile, e che, nel rispetto delle leggi, i dati personali degli assistiti sono sempre a disposizione delle autorità di Polizia. In Caritas l’accoglienza alle persone bisognose rimane un impegno mai discriminatorio, attento alle urgenze del momento e orientato a sostenere il cammino di vita delle persone. Andare incontro a ciascuno per aiutarlo nel momento del bisogno è sicuramente anche un atto educativo ad un sano rapporto con la società. Per questo la Caritas vive con grande amarezza situazioni che, come queste, contraddicono il proprio impegno ed il lavoro attento e generoso di tanti volontari. Nell’esprimere tanta solidale vicinanza alle vittime di ogni genere di violenza, la Caritas ribadisce il proprio impegno, la propria tensione e la fiducia di poter contribuire ad un più positivo e civile vivere della società”.