Aversa, la figura di Hannah Arendt al centro de “La scuola di filosofia”

di Livia Fattore

Aversa – Al via la settima edizione de “La scuola di filosofia”. L’appuntamento è per giovedì 18 ottobre, alle ore 9.30, nella suggestiva cornice della Sala Guitmondo del seminario vescovile, alla presenza del vescovo di Aversa Angelo Spinillo. “La scuola di filosofia – spiega la professoressa Maria Luisa Coppola, presidente del Serra Club Aversa, che organizza l’iniziativa – è un percorso didattico/formativo. L’obiettivo primario è guidare gli allievi all’elaborazione di un pensiero autonomo e critico sulla vocazione alla vita, alle scelte esistenziali, alla libertà individuale”.

Diretta dal professore Antonio Serpico, in questo settimo anno della sua attività a favore delle scuole del territorio, propone lo studio per l’approfondimento del tema: “Totalitarismi e dignità umana in Hannah Arendt”. Alla scuola partecipano gli Istituti del territorio, con i docenti e gli allievi designati dai dirigenti scolastici che hanno sottoscritto il protocollo di intesa per tutto lo svolgimento annuale del progetto, calibrato in incontri mensili che si terranno a rotazione negli istituti in rete, ai quali sarà sempre presente il vescovo Spinillo, in dialogo con i giovani.

“Considerata la viva attualità dell’argomento, particolarmente dibattuto negli ultimi anni con pubblicazioni di testi che hanno suscitato attenzione profonda in credenti e non, sull’esercizio della libertà individuale, in relazione con l’altro nel rispetto della dignità umana, – afferma Coppola – viene proposto lo studio della filosofa Hannah Arendt (1906-1975), scrittrice tedesca, poi naturalizzata statunitense, corrispondente per il New Yorker al processo di Eichmann in Israele nel 1960-1961”. Il criminale nazista era stato catturato con un blitz dei servizi segreti israeliani in Argentina per volere di Ben Gurion, fondatore e primo ministro del nuovo stato ebraico, ipotizzato a suo tempo da Theodor Herzl (sionismo).

La risoluzione Balfour (1917, gli Inglesi amministravano il territorio su mandato internazionale) consentiva la vendita della regione palestinese preferibilmente agli ebrei. Dopo la Seconda guerra mondiale, l’esodo verso la Palestina fu deciso perché i “figli d’Israele” avessero finalmente un punto di riferimento proprio. Era, psicologicamente, il ricongiungimento con gli ebrei già residenti laggiù. Gli studi, le ricerche, il materiale didattico elaborato verrà presentato a fine anno, con la consegna degli attestati.

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