Approda nella Corte di Appello di Napoli il processo a carico di un maresciallo dell’Aeronautica Militare, A.R., 49 anni, di Santa Maria Capua Vetere, processato e condannato in primo grado a 8 mesi di carcere. Ad infliggergli la pena, poco tempo fa, il giudice monocratico del Tribunale della Città del Foro.
Singolare l’accusa per la quale è stato condannato: interferenza illecita nella vita di altri, previsto dall’articolo 615 bis del codice penale. Normativa, questa, di recente introduzione che punisce coloro che usano strumenti di ripresa visiva o sonora e che si procurano indebitamente notizie o immagini attinenti alla vita privata. Il pubblico ministero aveva contestato al sottufficiale, con la sua richiesta di rinvio a giudizio, un comportamento illecito da stigmatizzare in sede penale.
E’ stato l’uso della macchina fotografica che lui tanto ama a farlo condannare. Scatto di foto inopportune nei confronti del proprio fratello che svolge il mestiere di coltivatore diretto e che è proprietario terriero, con il quale egli è in conflittuale rapporti di vicinato. Entrambi dimorano con le rispettive famiglie nello stesso stabile ubicato in un antico palazzo rurale situato nel centro sub urbano di Santa Maria, periferia sud.
Nel processo la parte civile era assistita dall’avvocato Raffaele Crisileo che ha ottenuto il riconoscimento delle proprie ragioni, mentre l’imputato è assistito dagli avvocati Guglielmo Ventrone e Vincenzo Alesci. Ora la parola passa alla Corte di Appello partenopea che nei prossimi giorni dovrà stabilire se il verdetto di primo grado vada confermato o riformato. Sicuramente questa vicenda arriverà anche in Cassazione perché le parti in causa sicuramente non si fermeranno dinanzi al giudizio di secondo grado.