SANTARPINO. Con una suggestiva e sobria cerimonia ieri mattina è stata presentata la divisa militare garibaldina del Tenente Giuseppe Macrì, ricostruita dagli alunni dell’Istituto Statale d’Arte “San Leucio” di Caserta e dall’atelier “Le Muse” di Angela Tartaro e Carolina Raucci.
L’evento, che s’inserisce nelle celebrazione del 150° anniversario dellUnità dItalia, ha avuto luogo nel cimitero di Sant’Arpino, all’interno della cappella, dalle singolari architetture, che raccoglie le spoglie del garibaldino. Alla mattinata, ideata ed organizzata dalla Pro Loco guidata dal Presidente Aldo Pezzella, hanno preso parte in tantissimi. Folta la delegazione del Comune di Sant’Arpino capeggiata dal sindaco Eugenio Di Santo, con gli assessori Elpidio Iorio, Giuseppe Lettera e Aldo Zullo, il capogruppo di maggioranza Ernesto Capasso e il consigliere Giovanni D’Errico. Diverse anche le rappresentanze dell’associazionismo locale, tra cui il circolo degli ex Combattenti e Reduci e l’associazione degli Anziani e Pensionati. Presente anche il presidente onorario della Pro Loco Giuseppe Dell’Aversana.
“Con questa iniziativa ha sottolineato il presidente Pezzella nel corso del suo intervento s’intende valorizzare la grandezza del Macrì (testimoniata dall’importante contributo offerto per l’unità nazionale) e la sua immensa generosità verso i santarpinesi cui lasciò in eredità il maestoso Palazzo Ducale insieme a borse di studio e somme di danaro da dare in beneficenza ai poveri. La ricostruzione della divisa militare del tenente è stata possibile grazie alla sensibilità e al fattivo contributo dellistituto scolastico guidato dal Professor Giuseppe De Nubbio. Invero secondo gli anziani del paese, già in passato era custodita nella cappella la divisa nel Macrì. Attraverso una serie di studi è stata riprodotta la divisa e riposizionata esattamente là dove si trovava un tempo. In tal modo tutti potranno ammirarla ed apprezzarne il valore storico e culturale. Il Macrì ha dato molto alla nostra Comunità ed è giusto che soprattutto nelle giovani generazioni si consolidi un sentimento di vera riconoscenza verso di lui. Bene ha fatto, a tal proposito, lamministrazione comunale guidata dal sindaco Eugenio Di Santo a dedicare la piazza principale del nostro paese proprio al Macrì, raccogliendo così anche il nostro umile suggerimento”.
Giuseppe Macrì, animato da sentimenti patriottici si unisce ai garibaldini al momento dello sbarco in Sicilia e marcia al fianco dellEroe dei Due Mondi fino alla battaglia finale sul fiume Volturno. I garibaldini si accampano nelle vicinanze di Aversa ed il giovane picciotto viene a conoscenza della presenza vicina di un piccolo paesino di poche migliaia di anime dal nome SantArpino, nato sulle rovine di Atella, città osca preesistente a Roma. Il tenente, animato dalla grande passione per lo spiritismo, viene colpito fortemente dalla notizie dellesistenza, in questo borgo, di un antico palazzo ducale abbandonato da anni ed infestato da spiriti ultraterreni, che vivono indisturbati fra le centinaia di stanze abbandonate del settecentesco palazzo. Decide di andarlo a vedere e di conseguenza abbandona laccampamento per qualche ora. Giunto sul posto rimane abbagliato dallimponente mole che si staglia solitaria sulle casette del paese circostante, rimanendo visibile per diverse miglia intorno. Dopo anni di onorato servizio nellEsercito Italiano viene congedato con il grado di tenente dei Granatieri e nel 1903 compra il palazzo degli antichi duchi di SantArpino. Fissa, dunque, la sua dimora nel palazzo ducale, dove trascorre gli ultimi trenta anni della sua vita, durante i quali aiuta i poveri del paese, si dedica al commercio della canapa ed alla coltivazione dei bachi da seta, spesso convoca sedute spiritiche. Muore nel 1932, lasciando il Palazzo Ducale in eredità ai poveri del paese insieme a borse di studio per la traduzione dal francese di libri di spiritismo, ed un fondo di danaro da dare in beneficenza ai poveri ogni due novembre. Oggi grazie alla testardaggine di un uomo che voleva unire lItalia, il Comune di SantArpino è in possesso di un bene architettonico e storico di immenso valore.