‘Ndrangheta in Piemonte, 18 arresti per intimidazioni ed estorsioni

di Redazione

Dalle prime luci dell’alba oltre 400 militari del comando provinciale di Torino e del Servizio centrale investigazione criminalità organizzata di Roma della Guardia di Finanza, coordinati dalla Direzione distrettuale antimafia del capoluogo piemontese, e il Ros dei carabinieri di Torino, sono stati impegnati in una vasta operazione nei confronti di un sodalizio di matrice ‘ndranghetista radicato sul territorio piemontese, in particolare a a Moncalieri, Carignano, Alba, Carmagnola (dove è stato sequestrato un distributore di carburanti ritenuto luogo di incontro tra gli esponenti della cosca) e Sommariva Bosco.

17 gli indagati in Italia e un altro all’Estero, già detenuto. Tra le accuse anche l’associazione di tipo mafioso. Droga, estorsioni, fatture false, affari con le slot machine i reati contestati. Sequestrati beni per 40 milioni di euro. L’indagine è partita da due attentati avvenuti nel 2012 ai danni di due concessionarie di auto di Carmagnola. Si era rilevata la presenza, in queste due attività, di persone con legami con le cosche calabresi di Sant’Onofrio (Vibo Valentia). Il titolare delle due concessionarie è tra gli arrestati.

Nel corso delle attività investigative – condotte dallo Scico della Guardia di finanza e dal Ros dei carabinieri, e coordinate dal procuratore aggiunto Anna Maria Loreto e dai sostituti Monica Abbatecola e Paolo Toso – la ‘ndrina esercitava un controllo capillare su un territorio che dal Comune di Carmagnola si estendeva sino ai confini della provincia di Cuneo e aveva forti collegamenti con i referenti in Calabria, in provincia di Vibo Valentia. Inoltre, era stato instaurato un sodalizio con cosche operative tra le province di Torino e di Cuneo che avevano stretto un patto di alleanza con esponenti di Cosa Nostra siciliana, attivi a Carmagnola per gestire, di comune accordo, numerose attività illecite nei settori del traffico di stupefacenti e delle estorsioni.

A Carmagnola erano avvenuti anche attentati contro esponenti della giunta che intendeva adottare provvedimenti di limitazione contro le slot machine, uno dei business principali dell’organizzazione criminale insieme a estorsioni (in particolare operazioni di recupero crediti su commissione, in cui l’organizzazione tratteneva una percentuale) e gestione degli appalti. L’operazione ha portato al sequestro di numerosi immobili, società (finanziarie, immobiliari, concessionarie di autoveicoli, imprese edili), conti correnti e cassette di sicurezza per un valore complessivo pari a oltre 45 milioni di euro.

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