Casaluce, gli allievi della “Beethoven” protagonisti delle Giornate Fai

di Redazione

L’istituto comprensivo “Beethoven” di Casaluce, guidato dalla dirigente scolastica, professoressa Ida Russo, ha organizzato, in collaborazione con la delegazione Fai di Caserta, presieduta dall’architetto Dante Specchia, con il patrocinio del Comune di Casaluce, le Giornate Fai del 23 e 24 marzo al Castello di Casaluce e alla Parrocchia di Santa Maria ad Nives.

Le giornate Fai hanno previsto il coinvolgimento della delegata Fai e referenti ambiente e salute, dei docenti della scuola secondaria di primo grado e della scuola primaria dell’istituto “Beethoven”, che in questa due giorni di impegni (ore 9-17) saranno presenti in pianta stabile al Castello di Casaluce e nella parrocchia di Santa Maria ad Nives, insieme agli alunni del Comprensivo che, per l’occasione, vestiranno i panni di apprendisti “Ciceroni”, eseguiranno canti e balli in costumi d’epoca risalenti al periodo storico del Castello e brani curati dall’orchestra della sezione di strumento musicale dell’istituto. Attraverso il percorso medioevale si aprono le porte del Monastero-Castello di Casaluce, per ammirare il patrimonio artistico di questo paese.

Casaluce, nel medioevo definito “Liburia”, ha da sempre destato attenzione di tanti per la sua posizione strategica e per le sue terre estremamente fertili dovute alla presenza del fiume Clanio (attuali Regi Lagni). Contesa da molti popoli, tra cui i Romani, in età medioevale ha ospitato diversi signori. Uno dei più importanti è sicuramente Rainulfo Drengot, appartenente alla casata dei Normanni. Quest’ultimo favorì la costruzione di un imponente castello a pianta quadrangolare che presentava quattro torri e un maschio centrale. Nel sottosuolo del chiostro vi era inoltre una cisterna a testimonianza del passaggio dei Romani. L’imponenza di questa struttura fu motivo di dissapori e contese e palcoscenico di guerre di successione che portarono Ruggiero ll di Altavilla (successore di Rainulfo) e Roberto ll il Guiscardo a numerosi scontri che indussero alla distruzione del Castello. Lo stesso Roberto ll tuttavia ne favorì la ricostruzione allo scopo di tenuta da caccia. Il suo ultimo possessore fu Carlo l d’Angiò che donò la Tenuta ai monaci Celestini, i quali la trasformarono in un monastero.

IN ALTO UNA GALLERIA FOTOGRAFICA

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