I militari del comando provinciale della Guardia di Finanza di Roma hanno eseguito, nelle province di Roma e L’Aquila, un’ordinanza di custodia cautelare nei confronti di 9 persone – 7 italiani e 2 romeni – appartenenti a un’associazione per delinquere dedita alla commissione di reati fallimentari, riciclaggio e autoriciclaggio.
Le indagini, coordinate dalla Procura capitolina e condotte dal Gruppo tutela mercato capitali del Nucleo di polizia economico-finanziaria, hanno preso le mosse dal fallimento della G.C. spa, operante nel settore dei call center, e consentito di smantellare un’organizzazione che, attraverso la costituzione di una pluralità di società, tutte amministrate direttamente o indirettamente dagli associati, ha deliberatamente condotto l’impresa al dissesto, con un passivo di oltre 43 milioni di euro.
Al fine di rendere inefficaci le procedure di riscossione coattiva, inoltre, il capitale sociale della fallita è stato formalmente ceduto a una persona giuridica bosniaca legalmente rappresentata da N.M., figlio di M., detto “Tuta”, quest’ultimo condannato per crimini di guerra contro l’umanità quale comandante di un gruppo para-militare operante nella ex Jugoslavia. Prima di tale cessione, liquidità per circa 2 milioni di euro sono state distratte a favore degli associati o fatte confluire nelle casse delle altre imprese del gruppo, facendo così rientrare nel circuito economico “pulito” il denaro “sporco”.
È stata disposta la custodia in carcere nei confronti di tre persone, mentre altri 6 indagati sono stati sottoposti agli arresti domiciliari. Oltre alle misure personali, il giudice ha disposto il sequestro, quale profitto dei reati commessi, di somme di denaro e asset patrimoniali riconducibili ai sodali per circa 2,5 milioni di euro. Tra i beni vi sono anche le quote societarie di una clinica polispecialistica e di un bar-pasticceria-ristorante di Guidonia (Roma).
IN ALTO IL VIDEO