Orta di Atella – Prosegue la protesta dei dipendenti Farmacia Sagripanti contro la chiusura del presidio sanitario, giudicato “inagibile” dal Comune di Orta di Atella, con il quale da cinque anni è in atto un contenzioso giudiziario. Dopo l’occupazione, lo scorso 5 giugno, della balconata al primo piano della casa comunale, ieri i manifestanti hanno marciato in corteo lungo le strade cittadine, fino a raggiungere l’abitazione del sindaco Andrea Villano. Il primo cittadino non era in casa, ma quando è tornato ha trovato una brutta sorpresa: il citofono della palazzina era stato danneggiato da qualcuno che aveva applicato della colla sulla pulsantiera.
Una vicenda annosa, quella della Farmacia Sagripanti, situata in via Toscanini. Lo scorso aprile il Consiglio di Stato ha dato ragione al Comune che, a dicembre, tramite apposita ordinanza, aveva disposto la chiusura della farmacia, concedendo un mese di tempo per smaltire i medicinali, fino alla chiusura effettiva avvenuta a marzo. Da allora i 14 dipendenti sono senza sostentamento economico e, pertanto, hanno deciso di passare alle maniere forti, invocando a gran voce risposte che possano garantire un futuro a loro e ai propri figli.
Da parte sua, il sindaco Villano ribadisce di aver applicato la legge. “Mi dispiace – spiega il primo cittadino – che i nostri tentativi di trovare una soluzione al problema siano stati interpretati negativamente, piuttosto che come la volontà di tutelare legalità e lavoro insieme. Abbiamo compiuto ogni sforzo, percorso ogni binario per tutelare i lavoratori, ma più dell’indirizzo politico non ci è consentito andare. Tutelare l’occupazione è una priorità per tutti, ma ci sono degli ostacoli oggettivi che non sono riconducibili alla nostra responsabilità. Noi abbiamo il dovere di rispettare la legalità e segnare la discontinuità con il passato”.
I dipendenti, invece, si sentono presi in giro, accusando Villano di aver annunciato la proroga della sospensione dell’ordinanza di chiusura dell’attività, in attesa del trasferimento in altri locali. “Ci era stato garantito – spiegano i lavoratori – che, una volta trovati i locali in cui trasferirci, il Comune ci avrebbe autorizzato a lavorare nell’attesa che si perfezionasse l’iter per riprendere nella nuova sede. Questo avrebbe salvaguardato la nostra posizione, senza arrivare alla vigilia del licenziamento e avrebbe consentito una soluzione adatta alle esigenze di tutti. Se Villano ci avesse detto che non si poteva fare nulla, forse avremmo recuperato tempo prezioso, siamo delusi da una politica che non dà le risposte chiare”.
L’edificio che ospita la farmacia fu realizzato nel 2006 con un permesso a costruire rilasciato dall’ufficio tecnico comunale. Agli atti, però, doveva esserci una Dia per la chiusura del piano terra, proprio dove sono ubicati i locali della farmacia. Un documento che, pur protocollato al Comune, non risulta nei carteggi. Sul sito “iReporters”, la giornalista Alessandra Tommasino va nei dettagli: “Il problema è che la Dia, mostrata in copia conforme durante un controllo risalente al periodo in cui a capo dell’ufficio tecnico c’era Ernesto Palermiti, non risulta agli atti, anzi al suo posto ce n’è un’altra relativa ad un immobile di via Garibaldi”. Potrebbe essere, scrive Tommasino, “che la Dia in originale esista davvero e che si trovi in un fascicolo sequestrato nel 2010 dalla Procura di Santa Maria Capua Vetere, pm Giuliano. La Dia smarrita nei meandri della Procura o rimasta nella copia conforme ad un originale che non esiste, è relativa al cambio di destinazione d’uso del piano terra dell’immobile da deposito a locale commerciale”. Se quella Dia esiste si saprà soltanto mercoledì prossimo, quando ci sarà l’accesso agli atti sequestrati dalla Procura. In quel caso, continua Tommasino, “si potrebbe rivalutare l’istanza di permesso a costruire presentata dai titolari dell’edificio con lo scopo di verificare l’eliminazione dei vizi e la riedizione ai sensi dell’articolo 38 del Testo unico sull’edilizia Dpr 380/2001 del permesso di costruire n. 103 del 2005 e della successiva variante del 2006, relativamente a parte del piano terra”.
La situazione, tuttavia, è ingarbugliata, “perché, da un lato, – continua la cronista di iReporters – c’è il Consiglio di Stato che rimanda al Comune la decisione di valutare l’eventuale proroga della sospensione del provvedimento di chiusura, indicando come criteri di valutazione l’applicabilità dell’art. 38 ed i relativi tempi, nonché il danno che si arrecherebbe agli appellanti e quindi ai titolari della farmacia; dall’altro, la constatazione che, senza la Dia, dell’articolo 38 non se ne parla, e che per quanto riguarda il danno, secondo il parere legale dell’ente, non ci sono le condizioni tali da giustificare la proroga. Il Comune dovrà emettere ordinanza di demolizione del bene ed in caso di inottemperanza, dovrà prevederne l’acquisizione a patrimonio comunale. Quando sarà, bisognerà vedere se il titolare dell’immobile procederà al ripristino dello stato dei luoghi”.