Tre persone, con una quarta ad attenderli all’esterno, che fanno irruzione con pistole e fucili nella gioielleria “Follie d’oro” a Lucera (Foggia), all’interno del centro commerciale “Antica Fornace”. Dopo aver minacciato i dipendenti, ripuliscono l’intero negozio, portando via un bottino di 365mila euro. Per questa rapina – consumatasi il 28 gennaio dello scorso anno – e altri reati, sono state arrestate dai carabinieri 7 persone, nell’ambito dell’operazione “Gold Rush”.
Si tratta di Alessandro Aprile, 35 anni, ritenuto elemento di spicco della “Società Foggiana”, già detenuto per altra causa, e dei suoi fratelli Giuseppe e Domenico, 31 e 38 anni; e di un altro presunto elemento di spicco della mafia foggiana, Giuseppe Spiritoso, 62 anni, anch’egli detenuto per altra causa, così come Arnaldo Sardella, 33 anni, considerato inquadrato nei gruppi criminali operanti a San Severo. Ancora: Nazario Carovilla, 34 anni, e Alessio Piemontese, 35 anni, quest’ultimo, assieme ai fratelli Giuseppe e Domenico Aprile, finito ai domiciliari. L’accusa è associazione a delinquere finalizzata alla commissione di rapine, ricettazione, estorsione, detenzione e porto abusivo di armi comuni da sparo.
L’operazione è il risultato di un’attività condotta dai carabinieri del nucleo investigativo del comando provinciale, sotto la direzione della Procura di Foggia, relativa ad una serie di episodi criminali emersi nel corso della più ampia indagine “La Decima Azione”, che lo scorso 30 novembre portò all’arresto di ben 30 persone per i reati di associazione per delinquere di stampo mafioso ed estorsione ai danni di numerosi imprenditori e privati cittadini di Foggia. In particolare, è emerso come Alessandro Aprile, ritenuto il capo della banda, oltre a porre in essere attività illecite in nome e per conto della “batteria” di appartenenza, i cui proventi erano destinati alla “cassa comune” della “Società Foggiana”, parallelamente promuoveva rapine ed altri reati in completa autonomia ed assieme ad altri soggetti. “Affari personali” li chiamavano, come da dialoghi captati, il che restituisce come le ‘batterie’ tollerino iniziative criminali autonome dei propri appartenenti.
“Soggetti particolarmente violenti e determinati” li ha definiti il colonnello dei carabinieri, Marco Aquilio, in conferenza stampa: basti pensare che, come ricostruito dagli inquirenti, la rapina avvenuta nel gennaio dello scorso anno ai danni della gioielleria “Follie d’oro” a Lucera, all’interno del centro commerciale “Antica Fornace”, durò solo due minuti: in quella circostanza sarebbero entrati in azione Alessandro Aprile, a Nazario Carovilla e Arnaldo Sardella, oltre ad un quarto soggetto in via di identificazione, e con il supporto logistico dei fratelli Giuseppe e Domenico. Grazie ai contatti delinquenziali di cui godeva, frutto della sua caratura criminale ma soprattutto della sua appartenenza alla “Società Foggiana”, Aprile sarebbe riuscito a monetizzare la propria parte di refurtiva, consistente in 300 grammi di pietre preziose e 500 di oro, tramite l’incensurato Piemontese, compiacente titolare di una oreficeria foggiana.
La pericolosa arroganza dell’associazione criminale sarebbe emersa a seguito del fallimento di un’altra rapina, quando accade qualcosa di “surreale”: il 30 novembre 2017, ormai pronti a dare l’assalto all’ufficio postale di San Paolo di Civitate, Aprile, assieme ad altri soggetti in corso di identificazione, si sarebbe visto costretto a desistere dal disegno criminoso a causa dell’allarme provocato da un passante che aveva notato la loro sospetta presenza a bordo di una Bmw X6. Dopo essere riusciti a conoscere l’identità dello “scocciatore”, Aprile e Sardella avrebbero tentato di sottoporlo ad estorsione pretendendo da lui il denaro “a titolo di risarcimento” del danno che la mancata rapina aveva loro causato.
Inoltre, nel periodo natalizio scorso il gruppo avrebbe ordito un’operazione ai danni della gioielleria “Ciletti” di Foggia. Gli indagati avrebbero anche compiuto un sopralluogo all’interno del negozio per studiare la posizione degli allarmi e il modo più veloce di forza le vetrine. Attività preparatorie che si son dovute interrompere per la massiccia presenza di carabinieri a saturare l’area, disposta in accordo con la Procura sulla base delle risultanze investigative emerse. Emblematica l’intercettazione al proposito, riferita dal procuratore Vaccaro: “Stanno pattugliando l’ira di Dio lì, c’è il bordello”.
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