Aversa, il Festival dell’Impegno Civile fa tappa nel bene confiscato di Via Gramsci

di Antonio Taglialatela

La 12esima edizione del Festival dell’Impegno Civile quest’anno rifarà tappa nella città di Aversa, ma per la prima volta si realizzerà interamente all’interno di uno dei quattro beni confiscati alle disponibilità del Comune. L’appuntamento è per sabato 29 giugno, alle ore 17.30, nel bene confiscato di via Gramsci.

Il Presidio Libera di Aversa, insieme all’associazione “Patatrac”, ai gruppi scout “Aversa1”, “Aversa 2”, “Masci Aversa2”, Federazione “La Maddalena che Vorrei”, racconteranno alla città, tramite alcune testimonianze, che i beni confiscati, come i beni comuni, non sono un problema, anzi possono essere delle occasioni e delle opportunità di riscatto per un intero territorio.

Interverranno: Raffaele Carotenuto (Presidio Libera Aversa “Attilio Romanò e Dario Scherillo”); Valerio Taglione (Comitato Don Peppe Diana); Gianni Solino (Libera Caserta); Sergio De Vito (Bene Confiscato “Casa Nogaro”); Simmaco Perillo (Consorzio Nco); Renato Natale (sindaco di Casal di Principe); Vincenzo Viglione (consigliere regionale, Commissione Anticamorra e Beni Confiscati); Alfonso Golia (sindaco di Aversa). A moderare la giornalista Tina Cioffo. Alle ore 20 ci sarà un aperitivo offerto dalla Fattoria Sociale “Fuori di Zucca” e Paisani; alle 20.15 esibizione del gruppo folk “I Figli di Cibele”.

Il bene confiscato è rappresentato da una villa, situata alla periferia sud della città normanna, al confine con Sant’Antimo, in località Ponte Mezzotta, con rifiniture di lusso e la presenza di una piscina all’aperto. L’immobile è stato sottratto alla famiglia Verde, in particolare a Mario, uno dei tre fratelli di quello che sino a pochi anni fa era il clan egemone nella zona del Napoletano a cavallo con la provincia di Caserta. Il fratello Antonio, morto nel 2016, a 56 anni, per un male incurabile, l’altro fratello Francesco, detto “o Negus”, capoclan, ucciso in strada a Casandrino qualche anno prima, e Mario, appunto, soprannominato “capa liscia”, componevano la trimurti del vertice del clan Verde, una delle cosche che ha attraversato mezzo secolo di sangue e morti ammazzati, dallo scontro tra cutoliani e Nuova Famiglia all’impero dell’era del clan dei casalesi fino alla faida di Scampia e, più di recente, alla camorra dei baby boss.

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