Frode Iva per 3 milioni di euro: quattro arresti

di Redazione

 SANT’ARPINO. I finanzieri del nucleo di polizia tributaria di Caserta, su disposizione del gip del Tribunale di Santa Maria Capua Vetere, hanno eseguito quattro misure cautelari nei confronti di imprenditori campani e lombardi operanti nel settore del commercio di detersivi.

Sottoposti agli arresti domiciliari C.G., 43 anni, residente a Casoria (Napoli), Z.C., di 44, residente a Napoli, P.G., di 78, residente a Paderno Dugnano (Milano), C.G., di 75, residente a Iseo (Brescia), quest’ultimo colpito dal divieto temporaneo di esercitare l’ufficio direttivo di persone giuridiche od imprese per avere realizzato una frode all’Iva di oltre tre milioni di euro, mediante l’emissione e l’uso di fatture per operazioni inesistenti per oltre 15 milioni di euro.

L’attività investigativa, coordinata dalla Procura della Repubblica di Santa Maria Capua Vetere, ha avuto origine dalla verifica fiscale nei confronti di una società di Sant’Arpino (Caserta), operante nel settore del commercio all’ingrosso di saponi e detersivi, precedentemente individuata mediante apposita analisi di rischio. Le indagini si sono poi sviluppate mediante intercettazioni telefoniche ed estesi accertamenti bancari.

E’ stata scoperta l’articolata frode realizzata mediante l’uso di “società inesistenti” in Romania e Grecia – vere e proprie “scatole vuote” prive di mezzi, di personale e di attrezzature – destinatarie solo documentalmente delle forniture di merci italiane ma di fatto gestite dagli stessi organizzatori del sistema truffaldino tramite cosiddette “teste di legno”.

Il sistema di frode consisteva nella preliminare creazione di società estere fittizie e di altrettante imprese italiane con la stessa denominazione; successivamente, venivano fatti ingenti ordinativi di merci a conniventi operatori economici del nord Italia, che emettevano le relative fatture alle false società estere senza applicazione dell’Iva, ma la merce rimaneva sul territorio nazionale, per essere consegnata a grossisti italiani. I pagamenti delle merci acquistate in nero avvenivano in contanti per non lasciare traccia delle operazioni commerciali.

I prodotti venivano, poi, distribuiti ai rivenditori al dettaglio, creando un vero e proprio sistema di mercato parallelo, integralmente sommerso. In tal modo, l’organizzazione riusciva a garantirsi l’acquisto all’ingrosso di prodotti a prezzi sensibilmente inferiori ai valori di mercato, poiché non gravati da Iva in quanto relativi a cessioni di beni non imponibili.

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