Catania, matrimoni simulati per permesso di soggiorno: arrestati dipendenti comunali

di Redazione

La Polizia ha dato esecuzione, a Catania, ad un’ordinanza di custodia cautelare, emessa dal gip del locale tribunale, nei confronti di 10 persone, cinque italiani e cinque extracomunitari, ritenute, a vario titolo, appartenenti ad un’associazione per delinquere finalizzata al favoreggiamento dell’immigrazione clandestina mediante la concessione e/o falsificazione di documenti inerenti la permanenza ed il soggiorno nel territorio dello Stato.

Tra gli arrestati tre pubblici ufficiali del Comune di Catania, due ispettori della Polizia municipale e un impiegato dell’Ufficio Anagrafe, ed un esperto falsario originario del Bangladesh. L’operazione è stata denominata “Si può fare”. Cinque le persone rinchiuse in carcere, le altre cinque sono state poste ai domiciliari. Destinatari dell’ordinanza di custodia cautelare in carcere, sono: Abdourahmane Siley Seck,, detto “Mario” o “Cire” o “Berlusconi”, classe 1968, senegalese regolare sul T.N., capo/promotore dell’associazione; Cheikh Sarr, detto “Saro”, classe 1965, senegalese irregolare sul T.N., principale collaboratore di Seck; Michele Sampognaro, classe 1953, funzionario del Comune di Catania, addetto al settore Anagrafe, addetto alle iscrizioni anagrafiche e/o ai cambi di residenza; Attilio Maria Riccardo Topazio, classe 1961, Ispettore della Polizia Municipale di Catania, addetto alla verifica delle residenze; Giuseppe Torre, classe1964, Ispettore della Polizia Municipale di Catania, addetto alla verifica dell’idoneità dell’alloggio.

Sono sottoposti alla misura degli arresti domiciliari: Alessandro Faranda, classe 1975, falso datore di lavoro e coniuge fittizio di una cittadina dominicana per agevolarne il rilascio del permesso di soggiorno per motivi familiari; Kayum Hossain, classe 1981, bengalese regolare sul T.N., autore delle contraffazioni materiali dei documenti; Lorenzo Russo, detto “il vecchio”, classe 1956, falso ospitante; Simranjit Singh, detto “Obama”, classe 1989, indiano, falso ospitante; Sahada Sow, detto “Daouda”, classe 1980, senegalese, regolare sul T.N, factotum dell’organizzazione.

Secondo quanto accertato durante le indagini, condotte dalla Digos e coordinate dalla Procura, le falsificazioni erano sia materiali che ideologiche, a seconda del documento richiesto dal cliente. I tre pubblici ufficiali si sarebbero prestati, dietro rilevanti compensi economici, a rendere dichiarazioni mendaci o comunque a compiere atti del proprio ufficio ai quali erano tenuti. Gli indagati avrebbero utilizzato un linguaggio criptico per eludere le indagini, stabilito un tariffa per ogni servizio, con sconti e agevolazioni per alcune categorie, ed applicato la formula “soddisfatti o rimborsati”. Sempre secondo quanto accertato circa 100 stranieri sarebbero stati agevolati dall’organizzazione, e fra di essi risulta anche un tunisino che aveva contatti diretti con un soggetto all’epoca arrestato per altri fatti insieme a Anis Amri, il noto terrorista autore della strage avvenuta a Berlino ai mercatini di Natale il 19 dicembre 2016.

“L’escalation dei flussi migratori diretti verso l’Europa, e in particolare verso l’Italia quale Paese di destinazione o di transito – si legge in una nota della Digos di Catania – assicurava al sodalizio un vasto bacino di utenza, le richieste dei ‘servizi’ provenendo da soggetti domiciliati in varie parti d’Italia (da Brescia a Siracusa) e anche in altri Stati europei (fra i quali Malta e la Francia), cui l’associazione garantiva il rilascio dei documenti richiesti in tempi ridottissimi per evitare ulteriori spese di trasferta e di soggiorno, in aggiunta agli onerosi prezzi delle prestazioni. Proprio per venire incontro alle esigenze della clientela ‘fuori sede’ – aggiunge la Digos – oltre ai normali pagamenti in contanti l’organizzazione criminale disponeva anche di un circuito di pagamento telematico con carte Postepay, sul quale confluivano di norma i versamenti del primo acconto della tariffa stabilita, in attesa del pagamento del ‘saldo’, condizionato all’esito positivo della pratica con il rilascio dell’atto amministrativo o comunque dell’atto presupposto (matrimonio simulato, assunzione fittizia, eccetera). Ovviamente, tale tariffa variava in funzione della rilevanza e della difficoltà di alterazione del documento richiesto. In ogni caso, a riprova della natura imprenditoriale dell’attività criminosa, il sodalizio offriva frequentemente una sorta di diritto di ‘recesso’, atteso che nel caso in cui la pratica non andava a buon fine al cliente era garantita la restituzione dell’acconto già versato”.

“L’articolazione dell’organizzazione – spiegano gli investigatori – era funzionalmente calibrata sulle fasi del procedimento amministrativo volto all’acquisizione del titolo di soggiorno, essendo in particolare affidata ai pubblici ufficiali partecipi del sodalizio la fondamentale funzione di incidere, mediante false attestazioni, sull’esito dei controlli e dei sub procedimenti di rispettiva competenza. In tal senso, il ruolo di alcuni sodali era legato alla specifica tipologia di permesso di soggiorno richiesto dal cliente, implicante differenti presupposti, oggetto delle false attestazioni: così, per il permesso per lavoro subordinato il sodalizio disponeva di soggetti atti a prestarsi quali falsi datori di lavoro; per il permesso per motivi familiari disponeva di soggetti disposti a contrarre matrimonio di comodo; per i soggiorni di lungo periodo, condizionati a requisiti più stringenti, era necessario l’intervento dei pubblici ufficiali infedeli, pronti ad attestarne falsamente la sussistenza”.

“L’associazione – continuano gli investigatori – si configurava, dunque, come vera e propria agenzia di servizi, pronta a soddisfare, celermente ed efficacemente, qualsivoglia esigenza collegata al rilascio di titoli di soggiorno, assicurando false attestazioni sia in relazione alla titolarità di reddito, sia in relazione alla disponibilità di un alloggio idoneo (requisiti fondamentali per la concessione del permesso di soggiorno), reclutando coniugi di comodo per matrimoni simulati finalizzati al permesso di soggiorno per motivi familiari, fornendo datori di lavoro fittizi e compiacenti per permessi di soggiorno per lavoro subordinato, predisponendo buste paga per permessi di soggiorno per lavoro autonomo. La specifica attività criminosa oggetto dell’associazione implicava inoltre l’esistenza di una rete di procacciatori di affari, deputati a rintracciare i clienti prospettando loro i ‘servizi’ offerti. Fra loro, quello con il bacino di utenza più ampio è risultato un soggetto dedito all’attività di tassista abusivo dal Cara di Mineo alla Stazione Centrale di Catania, ciò consentendogli di entrare in contatto quotidianamente con un rilevante numero di potenziali clienti, successivamente indirizzati al sodalizio per soddisfare le proprie esigenze”.

“L’associazione operante in questo capoluogo etneo – concludono dala Digos – aveva fissato il proprio ‘quartiere generale’ presso il mercato cittadino di Piazza Carlo Alberto, ove il promotore del sodalizio, di etnia senegalese, gestiva una bancarella di scarpe e occhiali griffati contraffatti, ed un suo connazionale era titolare di un internet point, utilizzato come base logistica per i sodali ed anche per le centinaia di clienti stranieri che quotidianamente richiedevano documenti per ottenere il permesso di soggiorno”.

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