Rinviato il processo a carico di Oscar Vesevo, il poliziotto accusato di aver portato fuori dalla casa-bunker di via Mascagni, a Casapesenna, dove fu scovato, il 7 dicembre 2011, il boss superlantitante Michele Zagaria la pen drive mai trovata nell’abitazione.
L’udienza in programma oggi al tribunale di Napoli Nord è stata aggiornata al 18 novembre, su richiesta della parte civile, per mancanza degli atti relativi ad un altro procedimento che vede coinvolto l’imputato. A Vesevo, difeso dall’avvocato Giovanni Cantelli, che faceva parte della squadra della Squadra mobile, è giunta la Direzione distrettuale antimafia dopo diversi anni di indagini partite dopo l’arresto di Zagaria. Nel bunker dove si nascondeva il capoclan c’era una pen-drive, incastonata in un cuore a ciondolo della Swaroski, attaccata ad una catenina, non trovata al momento della perquisizione. In essa, secondo gli inquirenti, erano nascosti i “segreti del boss”.
Le indagini hanno portato a Vesevo, che è stato l’uomo entrato nel bunker di Zagaria, ma lui si è sempre professato innocente. La Dda, però, ha chiesto ed ottenuto il processo per il poliziotto: dovrà rispondere di peculato, corruzione ed accesso abusivo ai sistemi informativi aggravati dall’articolo 7. Sempre nell’ambito dell’inchiesta, nei mesi scorsi è stato assolto l’imprenditore Orlando Fontana, ritenuto colui che avrebbe acquistato la pen-drive per 50mila euro, ma per i giudici non ci fu la prova dell’acquisto.