Gestivano lo spaccio di droga con “l’autorizzazione” del clan dei casalesi gli 11 indagati, dieci dei quali arrestati, nei cui confronti, stamani, i carabinieri della compagnia di Santa Maria Capua Vetere e della stazione di Grazzanise hanno eseguito un’ordinanza di misura cautelare emessa dal gip del Tribunale di Napoli, su richiesta della Direzione distrettuale antimafia, per i reati, a vario titolo, di associazione per delinquere finalizzata allo spaccio di sostanza stupefacente del tipo cocaina, aggravata dalle finalità mafiose. L’operazione si è sviluppata tra Castel Volturno, Napoli e Catanzaro.
In carcere sono finiti: Giorgio Piccirillo, 36 anni; Margherita Spada, 54; Antonio Spinelli, 43; Luigi Marino, 43; Rosa Grazia Castagna, 38; Alfredo Antonucci, 44; Francesco Raffone, 58; Salvatore Folino, 41. Ai domiciliari: Esterina Spinelli, 32 anni; Simona Spampinato, 40. Divieto di dimora in provincia di Caserta per Maria Grazia Marino, 58 anni.
Il provvedimento costituisce l’esito di un’attività investigativa, inizialmente coordinata dalla Procura di Santa Maria Capua Vetere e successivamente, vista la sussistenza del reato associativo e dall’aggravante della finalità mafiosa, dalla Dda partenopea. In particolare, l’indagine condotta dal reparto sammaritano dal marzo del 2017 all’agosto del 2018 attraverso intercettazioni telefoniche, videoriprese (è stata installata una telecamera nei pressi di una delle abitazioni teatro di spaccio), acquisizione delle dichiarazioni rese dai diversi acquirenti e dai relativi riconoscimenti fotografici, nonché riscontri alle dichiarazioni di collaboratori di giustizia, ha consentito di contestare l’esistenza e l’operatività di due distinte associazioni per delinquere finalizzate alla illecita detenzione e cessione di cocaina; rilevare che entrambe le organizzazioni hanno sede logistica a Castel Volturno ed hanno operato nel tempo sulla base di un’autorizzazione allo svolgimento dell’attività di spaccio – in regime di monopolio nelle zone di rispettiva competenza – rilasciata dalla fazione Bidognetti del clan dei casalesi in cambio del versamento di un corrispettivo in denaro periodico in favore dell’organizzazione camorristica; appurare che gli indagati si sono resi responsabili, singolarmente ed in concorso, di plurimi episodi di detenzione e/o cessione a terzi di cocaina.
I contenuti delle conversazioni captate, che avvenivano attraverso un linguaggio criptico decodificato dai carabinieri (la fornitura dello stupefacente veniva indicata facendo ricorso ad espressioni del tipo “bisacca”, “macchine”, “la bambina è ok”, “caffè piccolo”, “tre marinare”, “motocicletta”), hanno consentito di appurare e fotografare le modalità con cui parte degli indagati realizzavano l’illecita attività di cessione della sostanza stupefacente. Il giudice per le indagini preliminari, condividendo l’impianto accusatorio avanzato dalla Dda, sia in relazione ai gravi indizi di colpevolezza, sia alle esigenze cautelari, ha disposto le misure cautelari e, per due dei destinatari del provvedimento, un decreto di sequestro preventivo a fine di confisca di due autovetture di loro proprietà.