Due persone sono state denunciate dalla Polizia postale di Brescia per una truffa nel nome di Nadia Toffa effettuata ai danni di parroci bresciani. Nel mirino della Polizia postale sono finiti un uomo, italiano, e una donna cinese, entrambi con precedenti che chiamavano alcuni parroci della diocesi di Brescia comunicando la volontà della famiglia Toffa di donare 100mila euro alla parrocchia. Veniva chiesto di contattare un determinato studio notarile e per sbloccare l’eredità serviva il versamento di una somma pari al 5% della donazione. Uno dei conti correnti degli indagati è stato bloccato al termine dell’indagine e i soldi disponibili sono stati ‘congelati’ in attesa di essere restituiti ai due parroci che sono caduti nel tranello.
E’ successo tutto un mese dopo il funerale di Nadia Toffa, celebrato nel Duomo di Brescia. E proprio dalla città natale della 40enne conduttrice de Le Iene, morta ad agosto dopo una lunga battaglia contro il tumore, è partita una truffa che ha sfruttato il suo nome e il dramma vissuto dalla famiglia. A farne le spese sono stati almeno due sacerdoti della Diocesi bresciana che avrebbero pagato 5mila euro. I responsabili del raggiro avevano scelto infatti come vittime i parroci. Telefonavano comunicando la volontà della famiglia Toffa di donare 100mila euro ai loro oratori, in cambio però il sacerdote avrebbe dovuto inviare un bonifico pari al 5% della donazione.
E c’è chi ha versato i soldi accorgendosi solo dopo aver parlato con la famiglia Toffa, contattata per ringraziarla, che si trattava di una truffa. Dopo un mese di indagini la Polizia postale ha dato un nome ed un volto ai truffatori. Si tratta di un italiano ed una donna di origini cinesi che hanno già precedenti specifici alle spalle. Entrambi sono stati denunciati in stato di libertà e contestualmente la Procura di Brescia ha disposto il blocco del loro conto corrente. Il denaro presente sui conti sarà restituito alle vittime dell’odiosa truffa nel nome di Nadia Toffa. Nelle ultime settimane sono arrivate almeno altre tre segnalazioni di sacerdoti che i due indagati avrebbero provato a truffare.