I carabinieri di Manduria, coadiuvati dai colleghi di diverse articolazioni del comando provinciale di Taranto, nell’ambito dell’operazione “Bad Boys”, hanno dato esecuzione a 20 misure cautelari personali a carico di altrettanti indagati, tutti di Sava (Taranto), ritenuti responsabili, a vario titolo, di estorsione continuata in concorso, furto aggravato, rapina, detenzione e porto illegale di arma da sparo, atti persecutori.
I provvedimenti – di cui 12 spiccati a carico di maggiorenni (5 in carcere, 5 agli arresti domiciliari, 2 destinatari di divieto di avvicinamento alla persona offesa) ed 8 nei confronti di minorenni (3 associati presso istituti di Pena Minorile e 5 collocati in comunità di recupero) – sono stati emessi dai gip del Tribunale Ordinario di Taranto e del Tribunale dei Minori del medesimo capoluogo, su richiesta delle rispettive Procure. In carcere sono finiti Salvatore Junior Sansonetti, Kevin Urbano, Leonardo Urbano, Cosimo Vozza e Ermes Passiatore; ai domiciliari Roberto Buccoliero, Simone Controversa, Alex Rossetti, VIncenzo Miccoli e Pasquale Russo (ai domiciliari).
L’indagine ha messo in luce una situazione di emarginazione, la cui vittima, un 61enne pensionato ed affetto da disagi psichici, veniva fatto oggetto di continue richieste estorsive da parte di giovani del luogo. “Vivo da solo e non ho una famiglia, molti in paese mi insultano perché sono omosessuale. Sono una persona molto fragile e quindi questi giovani si approfittano di me”, ha riferito la vittima che vive nella solitudine, nell’emarginazione, con una pensione da 500 euro al mese. Era arrivato ad accumulare rifiuti per guadagnare punti con la differenziata e, dunque, qualche spicciolo in più per accontentare le richieste di soldi della baby gang che lo minacciava e derubava. “A volte mi chiedevano 5 euro, altre volte 10 euro a testa, con cadenza settimanale. Praticamente un 40-50 euro a settimana. Sapevano perfettamente quando prendevo la pensione. Infatti, quando ai primi del mese andavo a prelevare al bancomat si appostavano fuori casa, mi suonavano ed entravano dentro casa mia, nonostante non fossi d’accordo e rovistavano tra le mie cose per cercare denaro, oro o il mio bancomat. Alla fine, per paura e per togliermeli davanti, cedevo alle loro richieste”. Alcune volte, ha raccontato, chiedevano 20 euro a testa, altre volte fino a 100 euro per tutto in gruppo che si presentava. Anche i vicini hanno confermato l’andirivieni di giovani che lo umiliavano e lo insultavano fino a quando non ottenevano denaro. Tutti sapevano, ma nessuno ha parlato, se non quando sono stati chiamati dai carabinieri.
Ad alcuni indagati viene contestato anche il reato di detenzione e porto illegale di arma da sparo. L’inchiesta ha messo in luce che la vittima era e relegata in una situazione di emarginazione e vessata da anni dalla baby gang che la sottoponeva a micro estorsioni continue. Dall’indagine dei carabinieri è emerso che, nel giugno del 2013, alcuni degli indagati si erano resi responsabili di atti di bullismo ai danni di un 84enne che, senza alcun motivo, era stato spinto a terra mentre era in sella alla propria bicicletta, riportando lesioni.
Molte le analogie con il caso di Antonio Cosimo Stano, il 66enne di Manduria, a pochi chilometri da Sava, affetto da disagi psichici, morto il 23 aprile dopo aver subito aggressioni e angherie da più gruppi di giovani che poi condividevano le loro scorribande su whatsapp. Stavolta, almeno, non c’è scappato il morto. IN ALTO IL VIDEO