Un pomeriggio al centro commerciale non solo per farsi travolgere dalle vetrine natalizie ma per riflettere, discutere e ammirare l’arte. E’ questa la svolta lanciata dal “Jambo” di Trentola Ducenta (Caserta) dove giovedì 5 dicembre, alle ore 17, sarà inaugurata la mostra “Mater. Il volto di un nome”, a cura di don Gianni Citro. La mostra conferma il ribaltamento del punto di vista del luogo centro commerciale messo in atto dall’amministratore giudiziario del complesso confiscato alla camorra Salvatore Scarpa e dal suo team di lavoro: il Jambo è ormai un punto d riferimento culturale per tutta l’area dell’agro-aversano e accoglie centinaia di migliaia di persone con intrattenimento leggero come il Summer Fest musicale, ma anche con viaggi nell’arte come la mostra allestita per il periodo di Natale.
Ad aprire la mostra sarà un evento speciale di “Sala d’attesa”, il talk show già andato in scena la scorsa estate nell’ambito del Napoli Teatro Festival Italia nel Palazzo Reale partenopeo. Condotto dal giornalista Ettore De Lorenzo, sul palco ci saranno Salvatore Scarpa con Gianpaolo Capasso dell’agenzia dei beni confiscati (Anbsc), il curatore della mostra don Gianni Citro, ma anche Jacopo Fo, autore, imprenditore e artista, il vulcanologo Giuseppe De Natale, il pediatra Tommaso Montini e Isabella Valente, professore di storia dell’arte contemporanea all’Università Federico II di Napoli. Dialogo sull’arte, sui volti che la storia della pittura ha dato alla Mater, ma anche sull’attualità del Jambo e sui progetti che riguardano anche la costruzione di un impianto eolico sui tetti del centro commerciale per renderlo a impatto zero. Nello show di Sala d’Attesa che inaugura la mostra ci sarà spazio anche per i reading degli attori Flavio Baldes e Rosaria De Cicco e la musica con la cantante Machi Di Pace e i musicisti Giosi Cincotti, Ugo Gangheri ed Ernesto Nobili.
L’evento d’arte, organizzato dalla Fondazione Meeting del Mare Crea (Cultura Religioni e Arte), che potrà essere visitato fino al prossimo 15 febbraio, si delinea come un intenso itinerario antropologico nel fenomeno e nel valore della maternità, a partire dalla figura biblica di Eva, madre di tutti i viventi, con passaggi attraverso icone artistiche dell’immaginario allegorico e mitologico caro al Barocco, quali le carità romane, fino all’approdo importante alla figura di Maria, la madre di Gesù, nelle varie declinazioni della sua vicenda evangelica, storico/artistica, culturale e devozionale. In mostra saranno presenti circa trenta dipinti di autori dal Rinascimento al neoclassicismo, quali Puligo, D’Amato, Pacecco De Rosa, Vaccaro, Luca Giordano, Francesco Solimena, Paolo de Matteis, Cestaro, Paolo De Majo.
La scelta di portare l’arte, la bellezza in un bene confiscato e sottratto alla criminalità, che segue quella analoga organizzata esattamente un anno fa dal titolo Oltre la notte (Da Curia a Solimene – Capolavori di pittura meridionale), è un autentico atto di ribellione. Tra i più visitati centri commerciali della Campania, il Jambo – che grazie alla straordinaria collaborazione tra l’Agenzia Nazionale dei Beni Sequestrati e Confiscati alla criminalità organizzata (Anbsc) e la Magistratura, in netto contrasto con quanto avvenuto negli anni passati – è divenuto il palcoscenico ideale per la messa in scena di eventi non solo di grande prestigio culturale e artistico, ma anche di straordinaria valenza sociale. Dopo aver realizzato un radicale risanamento etico, morale, organizzativo, gestionale e commerciale del centro commerciale, è stata avviata una intensa programmazione con il fine preminente di ripristinare – attraverso la bellezza, la condivisione e la partecipazione – la legalità in un territorio (quale quello aversano – casertano) che nonostante esprima valori ed eccellenze rilevanti, è passato spesso alla ribalta per le sue grandi piaghe sociali. Finalmente si è dato vita ad un nuovo corso con idee innovative ad alto impatto sociale. Il Jambo oggi interpreta un nuovo modello commerciale, socialmente responsabile, che favorisce lo sviluppo territoriale e accresce il benessere collettivo.
In questo virtuoso cammino si collocano i prestigiosi eventi d’arte e nella fattispecie la mostra “Mater. Il volto di un nome”. “Il significato di questo evento è lampante: dare vita a qualcosa che abbia l’ambizione di proporre una visione totalmente altra rispetto alla cosiddetta “cultura mafiosa””. Sottolinea il prefetto Bruno Frattasi, direttore dell’Agenzia Nazionale dei Beni Sequestrati e Confiscati alla criminalità organizzata (Anbsc) che aggiunge: “Costruire in un bene confiscato un percorso espositivo d’arte non solo, come auspichiamo, può stimolare curiosità e sollecitare interessi che forse mai sarebbero nati, ma conferma la forza coesiva dello Stato, la capacità delle Istituzioni di creare occasioni rigenerative della società, offrendo, attraverso l’uso di simboli forti, modelli inediti di pedagogia civile”. Il magistrato Federica Colucci riflette: “Qualcuno si chiederà: perché ripetere l’esperienza di una mostra al Jambo? Perché e stato bello vedere gli sguardi estasiati e rapiti di anziani, adulti, ragazzi e bambini di fronte a delle opere d’ arte. Perché è stato bello pensare che forse, tra i tanti visitatori, c’erano persone che non avevano mai visto un’opera d’arte e che avevano potuto farlo proprio perché le opere erano lì, in quel luogo insolito ed a titolo gratuito”. “Il Jambo – conclude Colucci – ha scelto di restituire arte, bellezza, cultura nella profonda convinzione che queste siano le armi più potenti contro il crimine, la prepotenza, le ingiustizie, i soprusi. Quest’anno lo fa con l’immagine più bella, rassicurante dolce che ogni essere umano ha nel cuore: la Mamma”.
“L’arte – concorda Salvatore Scarpa, amministratore unico del Jambo 1 – non servirà a renderci economicamente più ricchi, come pensa chi oggi vorrebbe mettere a reddito il nostro patrimonio; ma solo attraverso la conoscenza del passato potremo acquisire il senso critico indispensabile per vivere consapevolmente il nostro presente”. Il curatore della mostra don Gianni Citro con ineguagliabile entusiasmo e passione aggiunge: “La bellezza non può restare un dato inaccessibile. La bellezza è un diritto fondamentale di tutti gli esseri umani e la mostra di quest’anno lo ribadisce con forza e convinzione. Prima di un progetto artistico e culturale questa mostra è un atto di amore e, pertanto, una misteriosa confusione con la folla indistinta, alla quale consegniamo dei frammenti di bellezza, recuperati qua e là con passione e fedeltà a un impegno: restituire l’arte al suo unico e legittimo proprietario, che è il mondo della vita e non la rocca dei poteri”. “Dopo la felice esperienza di ‘Oltre la notte’ – aggiunge don Gianni – l’industria della meraviglia non poteva chiudere i battenti. Bisognava recuperare risorse nuove nella miniera della creatività umana. A distanza di un anno esatto nasce Mater. Affronto con timida commozione questo argomento, aiutato da un indizio. Uno soltanto ma di natura essenziale. La mia sterminata passione per l’arte nasce da una passione ancora più forte: quella per la figura della Madonna, la Madre di Dio e per le rappresentazioni della sua immagine”.
Ed entrando sempre più nel merito della mostra il curatore fa presente: “Mater non è l’esaltazione ossessiva di una figura cultuale o la rivisitazione estetica di una icona sacra, ma la meravigliosa festa del più antico e più vero dei sentimenti umani, che si traduce nel primo nome che pronunciamo e, forse, anche nell’ultimo: Mater, e questo nome evoca un volto, lo cerca e lo rivela, quello di chi ci ha messo al mondo e ci ha insegnato a scoprirlo. La mostra parte, nella sua narrazione del valore della maternità, dall’icona di Eva, madre di tutti i viventi, nell’Eden primitivo con Caino e Abele fanciulli, in un dipinto del tardo Seicento toscano, per approdare rapidamente alla figura di Maria, la Madre del Dio Bambino. La Vergine Maria e la vera protagonista di questa mostra, che si apre al visitatore come una intensa galleria di volti della Madre, dal tardo Rinascimento alle icone popolari della possente devozione mariana del Sud. L’attraversamento del corridoio espositivo e un’autentica manifestazione di energia spirituale che coinvolge il visitatore in una esperienza di empatia mistica, culturale e folklorica. Maria è ripresa dalla sua fanciullezza devota ed estatica e dall’evento luminoso della Natività, al dramma buio e intimo del dolore della croce. La madre sprigiona la sua essenza più vera nell’essere presente, sempre, nella storia terreste del Figlio. Quello di Maria e uno “stabat” perenne nella vita del Figlio e nell’opera di salvezza del genere umano. Dall’istante in cui è raggiunta dal fragore confuso dell’annuncio dell’angelo, fino alla tragedia della Croce del Figlio, ripreso cadavere tra le braccia, Maria e la Madre di cui ogni uomo ha bisogno e che ogni figlio vuole accanto quando cerca calore e conforto. Durante il percorso, segnato dai dipinti di Pacecco, di Solimena, De Matteis e tanti altri, studiati e raccontati con rara profondità dallo storico dell’arte Giovanni Festa, ci si imbatte nelle care immagini della Madonna del Carmine, di Pompei e addirittura in un dipinto di S. Alfonso Maria de Liguori, il cantore della Madre, del Bambino Gesù e della fede che passa per il cuore e lo riempie di calore umano. L’inventore della teologia per tutti, principalmente per gli ultimi, gli indifesi, gli sprovveduti. Questi gli indizi del lavoro immaginato e sentito”. IN ALTO UNA GALLERIA FOTOGRAFICA