Piemonte, i voti della ‘Ndrangheta alle Regionali: arrestato assessore Roberto Rosso

di Redazione

Nel corso dell’operazione “Fenice”, 150 militari della Guardia di Finanza di Torino, con il coordinamento della locale Direzione distrettuale antimafia, hanno eseguito 8 misure cautelari in carcere, emesse dal Tribunale del capoluogo piemontese, a carico di soggetti ritenuti responsabili, a vario titolo, di associazione per delinquere di stampo mafioso, scambio elettorale politico-mafioso, reati fiscali per 16 milioni di euro.

Nel medesimo contesto sono in corso provvedimenti di sequestro per milioni di euro su 200 tra imprese, immobili e conti correnti, eseguiti in Piemonte, Lombardia, Toscana, Lazio, Campania, Sicilia e Sardegna. L’attività è stata condotta dal Nucleo Polizia Economico-Finanziaria di Torino – Gico della Guardia di Finanza e costituisce sviluppo dell’operazione denominata “Carminius” che già aveva portato, nel marzo 2019, all’esecuzione di un analogo provvedimento a carico di numerosi soggetti organici alla stessa struttura ‘ndranghetista radicata nel territorio di Carmagnola ed operante nell’area meridionale di Torino.

Le successive investigazioni hanno messo in luce ulteriori figure di spessore criminale, tra cui, in ordine di importanza, Onofrio Garcea e Francesco Viterbo, che hanno riorganizzato gli assetti del predetto sodalizio, intessendo rapporti con un noto imprenditore torinese, Mario Burlò, di Moncalieri, presidente di Oj Solution, un consorzio di imprese che opera nel settore del facility management, con interessi sul territorio nazionale e sponsor di varie squadre sportive, anch’egli destinatario della misura cautelare con l’accusa di concorso esterno in associazione mafiosa. Quest’ultimo, con il costante sostegno garantitogli dai membri della cosca, ha attuato uno strutturato sistema di evasione fiscale attraverso la creazione di più società, formalmente non riconducibili allo stesso, tramite cui compiere indebite compensazioni Iva ed ottenere in tal modo considerevoli profitti.

Il “sistema” così elaborato ha permesso di accumulare indebite compensazioni per un valore superiore ai 16 milioni di euro. Le indagini hanno fornito una chiara evidenza delle ragioni dell’intesa tra il sodalizio e Burlò: da un lato quest’ultimo, dovendo investire l’ampia liquidità realizzata tramite l’evasione fiscale, ha potuto perfezionare agevolmente acquisti immobiliari supportato dalla copertura e dalla protezione fornitagli dai membri dell’organizzazione criminale. Allo stesso modo la cosca ha ottenuto illecitamente ingenti profitti ed il controllo di attività economiche nello specifico settore imprenditoriale. La prima operazione realizzata tramite il suddetto pactum sceleris ha avuto ad oggetto la villa appartenuta al noto giocatore di calcio Arturo Vidal (del tutto estraneo ai fatti), recentemente acquistata proprio da Burlò e oggi posta sotto sequestro, insieme ad altre prestigiose proprietà, quali una decina di appartamenti nel resort G. di Olbia e alcuni ristoranti e bar del capoluogo torinese.

Nel prosieguo delle indagini è stato possibile appurare come la consorteria ‘ndranghetista, nelle persone dei citati Garcea e Viterbo, abbia manifestato la propria ingerenza anche in occasione delle Elezioni Politiche Regionali del 26 maggio 2019, nel corso delle quali ha stipulato un “patto di scambio” con il candidato Roberto Rosso, 59 anni, avvocato, rappresentante di Fratelli d’Italia, consistente nel pagamento della somma di 15mila euro in cambio della promessa di un “pacchetto” di voti, avvalendosi della mediazione di Enza Colavito e di Carlo De Bellis. Come è noto, le elezioni si sono concluse con un ottimo risultato per il capolista nella circoscrizione di Torino e la nomina dello stesso ad assessore regionale. Dalle indagini è emersa la piena consapevolezza del politico e dei suoi intermediari circa la intraneità mafiosa dei loro interlocutori. In questi giorni gli affiliati avevano in corso un’attività finalizzata alla importazione dall’estero di un grosso quantitativo di stupefacente ed anche il perfezionamento di operazioni di indebite compensazioni di crediti Iva per diversi milioni di euro e ciò ha imposto la sollecita esecuzione della misura cautelare.

Rosso aveva le deleghe per i rapporti con il Consiglio regionale, Semplificazione, Affari legali e Contenzioso, Emigrazione e Diritti civili. E’ anche capogruppo di Fratelli d’Italia in Consiglio Comunale a Torino. Originario di Trino, si divide tra il Vercellese e il Torinese, dove vive con la moglie a Moncalieri e dove stamani all’alba è stato arrestato. Nel 2001 aveva sfidato Chiamparino nella corsa per diventare sindaco di Torino. A poche ore dal suo arresto Rosso ha rassegnato la dimissioni e il presidente Cirio assumerà le sue deleghe. Lo spiega il coordinatore di Forza Italia Paolo Zangrillo: “Noi siamo garantisti e speriamo che Rosso possa dimostrare la sua totale estraneità ai fatti di cui è accusato. Ho parlato con Cirio, sarà lui ad assumere le deleghe dell’assessore”.

Rosso viene silurato” ad horas” anche dal suo partito: “Ha aderito a Fratelli d’Italia da poco più di un anno. Apprendiamo che stamattina è stato arrestato con l’accusa più infamante di tutte: voto di scambio politico-mafioso. Mi viene il voltastomaco”, dice Giorgia Meloni, leader di Fdi. E spiega: “Mi auguro dal profondo del cuore che dimostri la sua innocenza, ma annuncio fin da ora che Fratelli d’Italia si costituirà parte civile nell’eventuale processo a suo carico. Ovviamente, fin quando questa vicenda non sarà chiarita, Rosso è da considerarsi ufficialmente fuori da FdI”. IN ALTO IL VIDEO

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