Raggiunto e superato il numero minimo di 64 firme per presentare il quesito del referendum sul taglio dei parlamentari promosso dal Partito Radicale. Lo si apprende da fonti di Palazzo, secondo cui, sarebbe arrivato un sostanzioso appoggio anche da parte di senatori della Lega. Il numero necessario, un quinto dei membri di una camera, era già stato raggiunto, ma quattro senatori di Forza Italia, legati a Mara Carfagna, e alcuni parlamentari del Pd avevano ritirato la firma. Il referendum potrebbe evitare il prolungamento della legislatura in corso.
Di firme ne occorrevano 500mila, ma la conta si è fermata a 669: la raccolta firme dei radicali è quindi fallita. Poi nel pomeriggio sono state depositate quelle raccolte in Senato che dovrebbero consentire la consultazione: le firme raccolte in questo caso sono 71 fino a ora, quando quelle sufficienti erano 64. Il deposito in Cassazione da parte dei radicali è comunque avvenuto. “Abbiamo voluto verbalizzare la violenta censura attuata dai media e dal servizio pubblico – ha spiegato il segretario del Partito Radicale, Maurizio Turco, in una conferenza stampa davanti alla Cassazione – ai quali si era rivolto per la prima volta nel discorso di fine anno il Presidente della Repubblica”. Il Partito radicale è contrario alla riforma “che prevede la cessione di rappresentanza da parte dei cittadini”, ha spiegato Turco. Su un loro manifesto era scritto: “Con la riduzione dei parlamentari questo è il risparmio annuale per ogni cittadino: un caffè”.
E domenica scade anche il termine per la raccolta firme tra i parlamentari: dopo il ritiro di quattro eletti di Forza Italia di area Carfagna e i dubbi di alcuni firmatari del Pd, sono arrivate le nuove sottoscrizioni tra i senatori. Alle 15.30 in Cassazione i parlamentari presenteranno le loro firme. Tra i nuovi arrivi ci sarebbero quelli dei forzisti Roberta Toffanin e Dario Damiani, vicini a Silvio Berlusconi, irritato per l’iniziativa di Carfagna e sollecitato da Salvini affinché richiamasse all’ordine i suoi parlamentari. C’è anche chi guiderà il Comitato per il No: è la “Fondazione Luigi Einaudi” che ha anche promosso la raccolta delle firme tra i parlamentari. Il coordinamento nazionale dei comitati contrari alla riforma approvata dal Parlamento sarà presentato in una conferenza martedì prossimo nella sala stampa della Camera dei Deputati, con i costituzionalisti e i parlamentari che hanno aderito alla campagna.
Per Mara Carfagna “quello sul taglio dei parlamentari è un referendum salva-poltrone. È un vero e proprio trucchetto, che ha come unico obiettivo quello di costringere gli italiani a eleggere nuovamente mille parlamentari, anziché seicento. Per questo ai colleghi senatori che mi hanno chiesto un parere ho detto: non prestatevi a un giochino di Palazzo che screditerà la politica, squalificherà Forza Italia, resusciterà il populismo”. Intanto, il senatore cinquestelle Mario Michele Giarrusso, via Facebook, fa sapere di aver ritirato in mattinata la sua firma dalla richiesta di referendum: “La mia posizione è stata strumentalizzata da alcuni e travisata da altri. Rimango dell’idea che dare la parola ai cittadini con un referendum confermativo senza quorum è una scelta in linea con la nostra storia di impegno per la democrazia diretta. Purtroppo, però, queste argomentazioni, non sono state né recepite e né tantomeno comprese. Sciacalli invece si sono subito tuffati nella polemica, solo per gettare fango, senza ritegno alcuno. A me dispiace aver lasciato la bandiera della democrazia diretta, nelle mani di chi non la merita. Peccato”.