I finanzieri del Nucleo di polizia economico-finanziaria di Palermo, in esecuzione di un’ordinanza emessa dal Tribunale di Palermo, hanno tratto in arresto Antonio Randazzo, 56enne di Terrasini, e Filippo Accardo, 48enne di Camporeale, ai vertici di un progetto criminale, avente lo scopo di compiere sistematiche truffe ai danni dell’Inps, a vantaggio di numerosi soggetti che, in cambio di cospicue somme di denaro, hanno ottenuto indennità previdenziali e/o assistenziali, in realtà non spettanti. Le attività di indagine hanno consentito di rilevare come i soggetti colpiti dalle odierne misure cautelari – uno dominus dell’intero sistema criminoso, l’altro suo principale collaboratore – si servissero di una fitta schiera di “procacciatori di pazienti” e complici che, a vario titolo, hanno assunto un ruolo all’interno del sistema fraudolento disvelato. Tra di essi sono state identificati e denunciati numerosi soggetti tra dipendenti pubblici, medici generici e specialisti, componenti delle commissioni mediche Asl nonché responsabili di Caf.
L’indagine ha messo in evidenza scambi di favori, rapporti inopportuni, vantaggi di varia natura, che hanno costituito l’humus ideale sul quale costruire il sistema illecito. Gli investigatori hanno, infatti, disvelato un modus operandi consolidato negli anni, talmente collaudato da indurre la platea di interlocutori a ritenere che il ricorso ai servizi offerti dai soggetti arrestati fosse l’unica strada per l’ottenimento delle indebite prestazioni previdenziali. Gli accertamenti disposti dalla Procura della Repubblica di Palermo, hanno consentito di individuare gli step seguiti degli indagati, che cominciavano con la ricerca dei “potenziali clienti”, individuando coloro che apparivano “bisognosi” e “disponibili” a richiedere un “aiuto” per ottenere riconoscimenti pensionistici o assistenziali. Stabilito il contatto con “il candidato all’invalidità”, gli indagati lo indirizzavano a medici compiacenti che avrebbero redatto i certificati necessari ad attestare la sussistenza delle patologie “utili” per l’ottenimento delle indennità.
Al fine di evitare di sostenere la visita medica collegiale, in alcuni casi, veniva, inoltre, formalmente attestata, l’impossibilità del soggetto ad allontanarsi dal proprio domicilio (cosiddetta “intrasportabilità”), servente ad ottenere la visita domiciliare nel corso della quale medici compiacenti avrebbero espresso parere favorevole alla prosecuzione dell’istanza. Avendo, infatti, la possibilità di avere notizie privilegiate, gli indagati preparavano il “candidato” su come poter agevolmente “passare” la visita di controllo (farsi trovare a letto, far aprire la porta da familiari, evidenziare incapacità a deambulare, con luce e tv spenta). Alla liquidazione dei benefici ottenuti dal presunto “invalido”, gli autori delle condotte delittuose passavano alla riscossione del pagamento per la prestazione illecita secondo un tariffario prestabilito pari di solito agli arretrati erogati dall’Inps, tendenzialmente corrispondenti a circa 12 mensilità.
L’operazione “Igea” (dea greca della salute che veniva invocata nell’antichità per la guarigione) ha consentito di smascherare casi eclatanti di falsificazione della realtà quali ad esempio: un invalido totalmente cieco, intento a recuperare nella cassetta postale fuori casa la posta per poi visionarla; diversi invalidi non in grado di deambulare autonomamente, ma in grado di guidare l’autovettura o di recarsi al bar o presso esercizi commerciali in assoluta autonomia; un invalido con indennità di accompagnamento, in grado però di dilettarsi in balli di gruppo. Agli arrestati vengono contestati i reati di concorso in truffa ai danni dello Stato, truffa aggravata per il conseguimento di contributi pubblici, falsità ideologica, traffico di influenze illecite. Con lo stesso provvedimento è stato disposto il sequestro di 100mila euro pari al profitto illecito al momento quantificato.
“Le indagini hanno fatto emergere un modus operandi consolidato negli anni”, spiega il colonnello Gianluca Angelini, il comandante del nucleo di polizia economico finanziaria di Palermo. Le intercettazioni disposte dal procuratore aggiunto Sergio Demontis e dal sostituto Francesca Mazzocco hanno svelato il giro d’affari: “Sono come una prostituta”, diceva l’organizzatore del giro, che adesso risponde di truffa ai danni dello Stato, truffa aggravata per il conseguimento di contributi pubblici, falsità ideologica e traffico di influenze illecite. Si vantava: “E’ purtroppo per virtù. L’importante è che non sono conosciuto per quello che fa male cose alle persone”. E ancora: “Io ho le mani in pasta ovunque”. Anche Randazzo aveva una pensione di invalidità, ottenuta nel 2008, le carte parlano di un incidente sul lavoro nel 1991. A casa del principale indagato di questa indagine, i finanzieri hanno trovato 62 mila euro in contanti. In un altro dialogo, Randazzo rassicurava un altro falso invalido: “Quel medico è cosa nostra, come dicevano gli antichi”. A un medico complice diceva invece di confezionare un falso certificato ben fatto: “Fallo bello pesante, queste carogne l’ultima volta l’hanno rigettato”. La gang utilizzava spesso un escamotage: attestava che l’invalido non poteva spostarsi da casa, perché costretto a letto, in questo modo veniva evitata la visita della commissione collegiale. IN ALTO IL VIDEO