Aversa, il team “Panta Rei” del Liceo Fermi racconta progetto risanamento Regi Lagni

di Redazione

Aversa (Caserta) – Anche quest’anno al Liceo Scientifico “Fermi” di Aversa un team di giovani monitori civici, i Panta Rei (πάντα ῥεῖ), si sta cimentando nel contest di “A scuola di Open Coesione”, occupandosi del Grande Progetto, finanziato con Por Fesr Campania 2014/20, dal titolo “Risanamento e valorizzazione dei Regi Lagni – fase2“. Sono molte le attività da realizzare e le competenze da impiegare per questo contest nazionale che già negli anni precedenti ha raccolto tanti successi.

Il team Panta Rei ha realizzato il seguente articolo di data journalism, che illustra il progetto. «I Regi Lagni sono un reticolo di canali rettilinei, perlopiù artificiali, il cui bacino si estende in un’area di 1.095 km² in 99 comuni della città metropolitana di Napoli e delle province di Caserta, Avellino e Benevento. Lo scopo di questa grande opera di ingegneria idraulica, realizzata tra il Cinquecento e il Seicento durante il Viceregno spagnolo, doveva essere quello di porre fine al problema delle frequenti inondazioni del fiume Clanio (da cui Lanio e poi Lagno); ma, da complesso sistema di drenaggio a tutela dell’equilibrio idro-geologico del territorio, quest’opera è divenuta nel tempo, l’emblema dello scempio ambientale; i Regi Lagni si sono trasformati in vere e proprie fogne a cielo aperto: pneumatici consumati, elettrodomestici, amianto, fanghi, sostanze tossiche, carcasse di animali sono ormai le uniche cose che scorrono in queste acque.

Per rimediare allo stato di degrado in cui versano sono stati previsti due progetti di riqualificazione: “Risanamento Ambientale e Valorizzazione dei Regi Lagni’’ Fase 1 e 2, finanziati con Por Fesr negli ultimi due settennati, dei quali è programmatore e beneficiario la Regione Campania, con lo scopo di rifunzionalizzare i cinque impianti di trattamento delle acque reflue di Cuma, Napoli Nord, Marcianise, Acerra e Foce Regi Lagni che servono 4,5 milioni di abitanti. In Campania su 31 siti naturali monitorati, oltre la metà supera i limiti di legge in materia di inquinamento: sono sedici quelli giudicati “fortemente inquinati” e uno “inquinato”. Le zone principali soggette a inquinamento sono, come sempre, canali e foci a causa dell’inquinamento microbiologico, causato da cattiva depurazione e scarichi illegali. Una delle più inquinate è proprio quella dei Regi Lagni e i dati, elaborati da Lega Ambiente e Arpac, rendono ben evidente la gravità della situazione del trattamento delle acque reflue in Campania.

I parametri indagati da Lega Ambiente sono microbiologici (Enterococchi intestinali, Escherichia coli) considerati come “inquinati” i campioni in cui almeno uno dei due parametri supera il valore limite previsto dalla normativa sulle acque di balneazione vigente in Italia e “fortemente inquinati” quelli in cui i limiti vengono superati per più del doppio del valore normativo. Per il decimo anno consecutivo, sulla scorta dei rilievi di Goletta Verde del giugno 2019, la foce dei Regi Lagni a Castel Volturno è stata giudicata “fortemente inquinata”. Anche l’Arpac ha riscontrato “una concentrazione molto elevata, dell’ordine di decine di milioni di cellule/litro, di microalghe appartenenti alla classe delle Euglenoficee. “Le cause principali sono note, innanzitutto la crescita abnorme di costruzioni edilizie che hanno invaso il territorio in spregio alle regole urbanistiche ed ambientali; nonostante diversi interventi statali per realizzare reti di fognatura ed impianti di trattamento non si è riusciti a porre rimedio alle conseguenze dell’abusivismo, per cui l’unica regola in materia di acque reflue è stata quella di sversarle nel cortile di casa o della propria fabbrica, senza preoccuparsi di dove sarebbero finite le acque sversate.

A tutto ciò si è poi aggiunta l’attività criminale degli sversamenti illeciti dei rifiuti urbani ed industriali che ha definitivamente cancellato il mito della “Campania Felix” per far posto a quello più sinistro della “Terra dei fuochi”. Il risanamento dei Regi Lagni si trova ora in un momento di impasse, per lo sviluppo delle indagini, portate avanti dalla procura di Santa Maria Capua Vetere, che hanno portato, lo scorso anno, al sequestro della griglia in cui confluiscono le acque di scolo dei Regi Lagni, un impianto che si alimenta con un generatore, che non è attaccato alla rete elettrica, che non viene opportunamente mantenuto e che, quindi, produce danni: la griglia dovrebbe impedire che gomme di auto, bottiglie e carcasse di bufale, che finiscono nel canale per mano dei soliti scellerati, arrivino alla foce e quindi si riversino in mare.

Di conseguenza, quella che sarebbe dovuta essere una barriera contro l’inquinamento, a difesa della preziosa risorsa marittima casertana, è diventata un’enorme discarica abusiva in movimento, che confluisce nello specchio d’acqua del già martoriato Litorale Domitio. Eppure in questo scenario apocalittico resta un punto fermo da cui ripartire: la tutela della biodiversità florofaunistica della foce dei Regi Lagni che, nonostante tutto, resiste accogliendo ancora specie importantissime, sia stanziali che di passo. Occorre sensibilizzare l’opinione pubblica al problema e far conoscere quanto di positivo si stia attuando da parte della politica regionale con il varo del Grande progetto “Risanamento ambientale e valorizzazione dei Regi Lagni”, delle associazioni del territorio e di tutti coloro che hanno a cuore il destino della nostra terra: dal degrado ai “Giardini d’Europa”, la strada è lunga, difficile ma non impossibile».

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