CASERTA. Nonostante il countdown che separa la JuveCaserta dal baratro del fallimento sia ormai agli sgoccioli, cè una Caserta che continua a lottare e non si arrende.
Mercoledì 29 maggio, un centinaio di sostenitori bianconeri, armati di palla a spicchi dordinanza, ha dato vita a un inedito flashmob cestistico. In un tardo pomeriggio piovoso, gli irriducibili appassionati del basket casertano hanno palleggiato per le arterie principali del capoluogo.
Dal Monumento ai Caduti, percorrendo corso Trieste fino ai campetti, il cuore pulsante del Palamaggò si è trasferito in pieno centro città a riprova che la pallacanestro a Caserta è più di un semplice sport e la JuveCaserta non è solo un club cestistico : è un patrimonio comune da salvaguardare. Un amore viscerale quello dei casertani per la loro Juve che nasce nei campi di playground dove decine di ragazzini indossano ancora la mitica 18 che fu di Oscar Schmidt. Il campione brasiliano che ha fatto grande Caserta oggi lotta contro un terribile male ed a lui è dedicato lo striscione che ha aperto il rumoroso corteo.
Ecco, quindi, che genitori e figli, vecchi tifosi che erano al Forum di Assago a festeggiare lo scudetto dellallora Phonola e campioncini in erba nati 10 anni dopo quel 21 maggio 1991, si sono stretti al capezzale del comatoso club di Pezza delle Noci. La salvezza in massima serie raggiunta da coach Pino Sacripanti ed i suoi ragazzi tra mille difficoltà potrebbe essere vanificata causa gli endemici problemi economici societari.
Il 31 è il termine ultimo per liscrizione al prossimo campionato di Lega A e il presidente Iavazzi (Lunico che in questi due anni ha dimostrato con i suoi sforzi di amare la squadra, come sostengono i tifosi che a lui inneggiano) cerca partner societari. Ad ora gli appelli del massimo dirigente casertano sono rimasti inascoltati. Caserta – La Reggia del basket – non costituisce unattrattiva economica per gli investitori e, nonostante il rumore assordante di decine di palloni da basket che rimbalzano tra negozi e passanti, la Juve rischia di scomparire in silenzio. E non sarebbe la prima volta.
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