Aversa, al Parco Pozzi resta solo il ricordo dei pini maestosi

di Nicola Rosselli

Aversa (Caserta) – C’era una volta il “Campo Profughi” con i suoi pini maestosi che lo distinguevano dal resto della città. Un’oasi off-limits per quei pochi aversani che, al massimo, potevano frequentare la scuola elementare che ospitava e il campo di calcio. Poi vennero le case in muratura per i profughi al confine con Teverola e un lento declino del Campo Profughi occupato da senzatetto di ogni tipo sino a quando non si presentò il “miracolo” di Giovanni Paolo II che venne a visitare la città e Mimmo Bisceglia e Tiberio Cecere colsero al volo l’occasione dando, finalmente, alla città un parco pubblico degno di quel nome.

Si dovette, poi, aspettare Mimmo Ciaramella e il suo assessore Geppino Mattiello per arrivare all’acquisizione dell’area al patrimonio comunale da quello regionale. Da allora sempre peggio, nonostante si siano spese centinaia di migliaia di euro. Ora, come per tante altre vicende cittadine, l’onda lunga del degrado si è infranta sull’amministrazione guidata dal sindaco da Alfonso Golia che ora si ritrova a rispondere, così come avvenuto per il degrado del mercato ortofrutticolo, dell’abbattimento di alberi nel Parco Pozzi. Un parco che è rimasto, praticamente, senza un albero. Ma si può ancora chiamare “parco” uno spazio senza nemmeno un albero, sia quelli secolari che quelli giovani piantati pochi anni fa? Cosa è avvenuto?

«Da un’attenta analisi effettuata da agronomi – afferma la consigliera comunale Elena Caterino, presidente della Commissione Ambiente – è emerso che diversi alberi presenti al Parco Pozzi sono stati attaccati da patogeni. Molti pini sono risultati privi di vita da più di un anno e mezzo perché colpiti dal matsucoccus con successivo insediamento della Giberella. Questo si nota anche dalla mancanza di corteccia». «I funghi presenti in alcuni pini – ha continuato Caterino – hanno pian piano attaccato altri Pini sani fino a compromettere gran parte di essi. Non abbiamo potuto provvedere alla cura di quei pochi che ancora erano in vita perché trattamenti fitosanitari non sono autorizzati in ambiente urbano neanche per intervenire preventivamente».

«I pini più vecchi, quelli secolari, – è ancora l’esponente Dem a parlare – erano e sono a fine vita perché hanno terminato il naturale ciclo di vita. Invece i pini piccoli facenti parte della pinetina oramai completamente andata furono a suo tempo piantati troppo fitti e per di più in molti casi è stato riscontrato che sulle radici erano ancora presenti le buste con cui furono portate all’epoca dai vivai della forestale». «Credo – ha concluso Caterino – che una così attenta e scrupolosa analisi non sia stata fatta prima d’ora. Per tutelare quelli ancora in vita e per scongiurare eventuali pericoli abbiamo provveduto ad affidare ad una ditta specializzata, tramite cottimo fiduciario, l’abbattimento dei suddetti alberi e di altri presenti sul territorio cittadino che presentavano o presentano le stesse problematiche».

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Redazione
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