Aversa (Caserta) – Il caso 1 di Aversa, il primo contagiato da coronavirus Covid-19, totalmente guarito, come accertato da due tamponi, ad alcuni giorni di distanza, fa ancora “paura”. Ingiustificata, in quanto non essendo più positivo è impossibile che trasmetta il virus. G.C., uscito dalla sua abitazione per la prima volta dopo la guarigione, si è recato in un supermercato dove si sarebbero registrate scene poco edificanti con persone che lo avrebbero redarguito per essere uscito senza precauzione alcuna. Tutto sarebbe scattato quando, mentre era in fila in un esercizio commerciale di via Riverso, l’extracomunitario che ‘gestisce’ i carrelli del negozio, che lo conosceva come cliente del market, gli ha chiesto come stava. A quel punto si sarebbero verificate scene di “isterismo” da parte di altri clienti, seguita dalla reazione dell’uomo che ha postato il suo stato d’animo sui social.
Dell’episodio ha parlato il sindaco di Aversa, Alfonso Golia: «Un nostro concittadino, guarito totalmente, nel recarsi a fare la spesa è stato oggetto di invettive dai presenti con scene di isteria assolutamente ingiustificata. Condanno fermamente questo atteggiamento e mi auguro che sia la prima e ultima volta che accade». Una versione che, però, non è piaciuta ad una delle persone in fila al market e allo stesso titolare. «Un uomo – hanno sostanzialmente riferito – pretendeva di entrare nel market senza alcuna protezione. Il responsabile dell’esercizio commerciale gli ha riferito che c’erano delle disposizioni da seguire per poter entrare all’interno, ovvero disporre delle dovute protezioni, quali guanti e mascherina, ma l’uomo con arroganza pretendeva di entrare e ne è nato un alterco».
Alla fine, è intervenuto, in nome e per conto di G.C., l’avvocato Nicola Marino «al fine di poter meglio chiarire i contorni di una vicenda profondamente spiacevole per il cosiddetto “caso 1” che, in virtù di testimonianze fuorvianti, rischia di passare come il prepotente di turno che, ad onta di ogni pericolo legato alla pregressa patologia sofferta, non evita di mettere in pericolo la propria e l’altrui incolumità». «In realtà, il caso 1 – sostiene il legale – si poneva in fila per entrare in un supermercato, a distanza di sicurezza dalle altre persone, effettivamente privo di mascherina e guanti, non obbligatori. L’uomo spiegava che non vi era alcun pericolo, ma, nonostante tale ampia disponibilità a chiarire la sua vicenda, da uno dei presenti gli veniva richiesta addirittura l’esibizione della certificazione medica a riprova di quanto affermato. A tale richiesta, ovviamente, gli animi si surriscaldavano». Alla fine spesa fatta con mascherina e l’auspicio «che quanto verificatosi non accada più e che il caso 1 costituisca un caso pilota attraverso cui meglio gestire la fase post patologia, utilizzando meno istinto e più razionalità».