di Donato Liotto – “Non sulla pelle dei bambini, mai sulla pelle delle famiglie, mai e poi mai sulla pelle dei servizi educativi”. Un grido d’aiuto quello lanciato dalle scuole private in questo momento di emergenza Covid-19. Tra le tante attività che rischiano il collasso c’è quella dei servizi educativi privati. Le scelte sono due: sopravvivere o chiudere.
Di questo malessere si sono fatti portavoce numerosi dirigenti e titolari di servizi educativi all’infanzia di età 0/6 anni privati tramite il gruppo “Sic – Servizi Educativi per l’Infanzia Campania”. I referenti di questo gruppo sono Katia Mascolo, direttrice della Scuola dell’infanzia e Micronido “La Bottega di Mastro Ciliegia” di Nocera Inferiore (Salerno); Elisabetta Vozzella, direttrice dell’asilo nido “Il Bosco Magico” di Avellino; Pasquale Eramo, referente del “Co.Si.Prec” per le scuole paritarie, nonché direttore della scuola dell’infanzia paritaria “Dolce Infanzia” di Cesa (Caserta), e il Comitato Nazionale “EduChiAmo”, il cui presidente è Cinzia D’Alessandro, direttrice dell’asilo nido “La locomotiva di Momo” di Milano; comitato vanta rappresentanze di circa 3mila strutture presenti in tutte le regioni italiane.
Chiedono aiuto al governo centrale e alle regioni per non costringere i bambini a “camminare sulle macerie” dei luoghi dove fino ad un mese fa vivevano una quotidianità gioiosa, lasciando le famiglie allo sbando e privando migliaia di educatrici, insegnanti, cuoche e personale ausiliario del posto di lavoro. Loro, ricordiamo, coprono il 65% del sistema scolastico nazionale, hanno costi di gestione fissi e non coperti al momento, per la mancanza delle rette dei genitori. Questa è sola la punta dell’iceberg, ma per saperne di più, abbiamo chiesto alla dottoressa Katia Mascolo: “Siamo un sostegno importante alla Scuola Pubblica e alle famiglie. Nella Regione Campania, il nostro presidente De Luca si è espresso con il suo piano economico, che garantisce una boccata d’ossigeno alle nostre scuole, ma il grande rammarico è, che le scuole siano state inserite nel calderone delle imprese, scegliendo di riservate un trattamento diverso ad altre categorie, senza considerare anche noi come una categoria da tutelare, poiché parte fondante del sistema scolastico, che, a questo punto, rischia il collasso”.
Un altro chiarimento importante c’è lo fornisce il dottor Pasquale Eramo: “Abbiamo richiesto interventi precisi, ovvero conversione dei bonus nido/voucher babysitter (fondi già destinati a questo uso, e non utilizzati dalla maggior parte dell’utenza) in credito per gli asili nido, estensione della cassa integrazione per i dipendenti in merito a tutti i mesi di chiusura forzata, contributo in liquidità a fondo perduto per sostenere le spese di gestione fisse non azzerabili: fitti, utenze, eccetera, anticipo e rinfoltimento del contributo ministeriale previsto per le scuole paritarie”. Per la dottoressa Elisabetta Vozzella “la speranza è, che le richieste dei nostri comitati regionali, e quelle del Comitato Nazionale ‘EduChiAmo’ vengano al più presto ascoltate, perché abbiamo bisogno di aiuto, abbiamo la necessità, e il dovere di mantenere in piedi le nostre scuole, per i nostri alunni, e per i genitori con i quali abbiamo instaurato un patto di fiducia! Chiediamo allo Stato di non abbandonarci”. L’auspicio è che le autorità preposte ascoltino le istanze delle scuole private che rappresentano un aspetto rilevante sia a livello economico che livello culturale del nostro Paese.