Camorra, 16 arresti contro i Polverino. Il clan pagava ancora famiglie dei killer di Giancarlo Siani

di Redazione

All’esito di un’articolata indagine coordinata dalla Procura antimafia della Repubblica di Napoli, i carabinieri del nucleo investigativo del capoluogo campano hanno eseguito un’ordinanza di custodia cautelare in carcere nei confronti di 16 uomini del clan Polverino accusati di associazione di tipo mafioso, associazione finalizzata al traffico di sostanza stupefacenti e intestazione fittizia di beni.

L’operazione si inquadra in una più ampia strategia di contrasto posta in essere dalla Procura della Repubblica di Napoli e dal comando provinciale dei carabinieri che ha portato all’esecuzione di un provvedimento cautelare, il 2 maggio 2011, nei confronti di 57 persone e all’arresto, il 4 giugno 2013, di altri 69 affiliati. I relativi dibattimenti instaurati si sono conclusi con pesantissime condanne, divenute ormai definitive, comminate a capi e gregari del clan. Ulteriori provvedimenti cautelari notificati medio tempore ai vertici del clan, per eventi omicidiari, hanno determinato la condanna all’ergastolo dell’indiscusso capoclan Giuseppe Polverino (classe 1958), e degli affiliati apicali Giuseppe Simioli, 64 anni, Salvatore Cammarota, 53, Claudio De Biase, 52, Salvatore Liccardi, 46, e Salvatore Simioli, 53.

Il provvedimento cautelare odierno è stato notificato alla “frangia” rimasta fedele a Giuseppe Polverino che, dopo la decimazione del clan, si è trovata in contrapposizione armata contro gli Orlando. Le indagini, svolte dal 2014 al 2017, hanno consentito di raccogliere a carico degli affiliati oggi arrestati indizi di reità in ordine alla loro partecipazione alle dinamiche criminali nell’area maranese. Tra gli indagati figurano Vincenzo Polverino, reggente dell’organizzazione, e Michele Marchesano, con compiti di gestione dell’immenso patrimonio immobiliare del clan, rispettivamente cugino e cognato del boss Giuseppe Polverino, figure apicali attorno alle quali si sono aggregati i fedelissimi del barone.

Tra gli indagati figurano anche Ciro Cappuccio e Armando Del Core, entrambi condannati in via definitiva all’ergastolo in qualità di esecutori materiali dell’omicidio di Giancarlo Siani, il cronista de Il Mattino trucidato la sera del 23 settembre 1985. In considerazione dello status detentivo, Cappuccio e Del Core non figurano tra i destinatari dell’odierno provvedimento cautelare, benché a loro carico siano stati raccolti idonei elementi d’accusa in ordine alla trentennale affiliazione al clan Nuvoletta. Al riguardo è stato accertato che i Nuvoletta prima, e ad oggi i Polverino e gli Orlando, hanno provveduto al sostentamento economico delle famiglie dei due killer che non hanno mai rescisso il loro vincolo criminale. Nel corso dell’operazione è stata data esecuzione al sequestro preventivo di due attività commerciali, un bar e un centro scommesse a Marano di Napoli, del valore complessivo di 500mila euro, intestati a un prestanome ma di fatto riconducibili ad un affiliato del clan. IN ALTO IL VIDEO

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