“Sono oramai tre mesi che ogni giorno devo smentire di essere candidato a sindaco di Napoli. Sono stanco di spiegare che non sarò a capo di uno schieramento di destra, anzi di sinistra, forse di sotto, di sopra o di centro che concorre alla guida della Regione Campania. Sono tre mesi che un giorno sì e un giorno pure ogni mia proiezione pubblica, ogni mia iniziativa da normale cittadino viene scandagliata, vivisezionata per poterle attribuire una qualche coloritura partitica, non politica”. Così, in una nota, il magistrato Catello Maresca.
“Non è più accettabile continuare a leggere titoli di giornali “il dottor Maresca scende in campo”, “il Pm entra in politica” e altre cose che, quando non sono completamente false, si dotano di una patina di verosimiglianza, ma sempre non vere sono. Non sono in nessun partito politico – aggiunge il sostituto procuratore di Napoli – non sono candidato a niente, faccio il mio mestiere di magistrato con onore e decoro servendo lo Stato e i cittadini italiani ed ho giurato sulla Costituzione che mai defletterò da questi impegni. Ciò detto chiedo rispetto per me e anche per tutte quelle persone, che sono migliaia, che in questi mesi, in questi anni, hanno voluto manifestarmi il loro affetto per il mio impegno di magistrato e per quello di uomo impegnato nel volontariato, sul campo, nella vera politica antimafia”.
“Ribadisco – prosegue Maresca – il mio dispiacere per chi ha sempre provato in queste settimane a farmi indossare una divisa di una fazione o di una parte politica. Non è così. Sono e resto un magistrato, ho combattuto e combatto le organizzazioni mafiose assieme ai miei colleghi della magistratura inquirente e giudicante, assieme a tutti gli uomini e le donne che indossano una divisa e a quelli che lo fanno nelle scuole, nelle Università, tra la gente e che fanno parte della stessa squadra Stato. Ovviamente non dimentico il ruolo fondamentale dell’avvocatura. Aggiungo solo un concetto, che spero non sfugga a nessuno di noi, mai. “La lotta alla mafia… non deve essere soltanto una distaccata opera di repressione, ma un movimento culturale e morale, anche religioso, che coinvolga tutti, che tutti si abituino a sentire la bellezza del fresco profumo di libertà che si oppone al puzzo del compromesso morale, della indifferenza, della contiguità e, quindi, della complicità”. Questo concetto probabilmente io non l’avrei mai saputo scrivere. Eppure fa parte del mio Dna. Sono parole pronunciate da Paolo Borsellino. E io indosso la toga anche per seguire l’esempio di Borsellino e del dottor Giovanni Falcone”.