Liquami in mare nel Casertano, sequestrato allevamento bufalino

di Redazione

L’immagine di una macchia scura che dalla foce del canale Agnena si liberava nelle acque del litorale domizio, tra Mondragone e Castel Volturno, nel Casertano, all’inizio dello scorso maggio, pochi giorni il termine del lockdown, aveva fatto il giro del web, suscitando forte indignazione nelle popolazioni della zona, e non solo. A distanza di circa due mesi sono stati scovati alcuni dei responsabili. I carabinieri forestali e la Guardia Costiera stamani hanno sequestrato un allevamento bufalino di Capua, con oltre 670 capi di bestiame, riconducibile ad A.Z., di San Cipriano d’Aversa, e G.Z., di Caserta, rispettivamente padre (proprietario dell’allevamento) e figlio (gestore di fatto), entrambi denunciati per inquinamento ambientale. L’azienda è stata sottoposta ad amministrazione giudiziaria (IN ALTO LE FOTO)

Le attività investigative, coordinate dalla Procura di Santa Maria Capua Vetere, sono state finalizzate ad individuare e contrastare le fonti dell’inquinamento del Canale Agnena, che si riverbera nel Mar Tirreno attraverso la foce dislocata proprio a ridosso dei confini dei comuni di Castel Volturno e Mondragone. In conseguenza del grave episodio di maggio, la Procura ha disposto l’effettuazione di mirati accertamenti sul territorio, sia mediante ispezioni che con sorvoli, con riferimento alle attività produttive, stoccaggi di rifiuti, eccetera, presenti sul territorio del bacino idrografico del Canale Agnena, al fine di individuare le possibili fonti dell’inquinamento.

I rilievi, iniziati dalla foce del Canale Agnena, svolti insieme all’Arpac di Caserta, hanno interessato l’intero corso d’acqua artificiale, la cui asta principale ha una lunghezza di circa 30 chilometri, fino al punto in cui esso ha origine in comune di Vitulazio. Proprio durante un sorvolo con l’elicottero del 7° Nucleo Carabinieri di Pontecagnano è stata individuata anche l’azienda zootecnica. Dall’alto è stato possibile individuare un deposito sul suolo nudo di enormi cumuli di letame proprio lungo la sponda del canale Agnena, per una lunghezza di circa 250 metri e una larghezza di 6 metri. Il successivo accertamento, oltre a consentire di dettagliare quanto già visionato durante il sorvolo, ha permesso di documentare che i liquidi dei letami tracimavano dai cumuli all’interno dell’adiacente Canale Agnena e svelato la presenza di un lagone interrato completamente abusivo colmo di liquami dislocato nello stesso allevamento. L’accertamento ha permesso, quindi, di riscontrare una gestione totalmente illegale dei reflui zootecnici derivanti dell’attività di allevamento delle bufale che è risultata essere sistematica e protratta nel tempo, e non certo occasionale, in quanto anche il registro delle utilizzazioni agronomiche dei reflui è risultato fermo al giugno 2018.

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