False assicurazioni on line, sgominata banda con base nel Casertano

di Redazione

Tra le province di Caserta, Napoli e Isernia, a seguito di indagini dirette dalla Procura di Santa Maria Capua Vetere, i carabinieri del comando provinciale di Milano, coadiuvati in fase esecutiva dai comandi provinciali territorialmente competenti, hanno dato esecuzione a due ordinanze cautelari, emesse dal tribunale sammaritano, nei confronti di 16 persone, italiane, ritenute a vario titolo responsabili di associazione per delinquere finalizzata alla commissione di un numero indeterminato di reali, riconducibili nelle fattispecie incriminatrici della truffa aggravata, autoriciclaggio, trasferimento fraudolento di valori, esercizio abusivo di attività assicurativa e di intermediazione assicurativa, nonché, uso di marchi e segni contraffatti. Durante le fasi operative è stata data, inoltre, esecuzione a: 14 decreti di perquisizione domiciliare; un decreto di sequestro preventivo emesso dal pubblico ministero, avente ad oggetto due sale slot e scommesse, 17 società di rivendita di autovetture (almeno dieci delle quali prive di sede fisica), una società di commercio di abbigliamento, un negozio di abbigliamento, vari immobili ubicati nelle province di Caserta e di Isernia, un motoscafo, svariate autovetture, nonché numerosi rapporti finanziari; un decreto di sequestro di nove siti internet tuttora attivi.

Le attività investigative hanno avuto inizio nel 2017, quando il nucleo investigativo carabinieri di Milano – a fronte di un numero considerevole e costante di denunce presentate dai maggiori gruppi assicurativi, aventi ad oggetto la commercializzazione di polizze assicurative Rca false – ha posto in essere un’approfondita attività di analisi, che ha fotografato la particolare ampiezza e la allarmante diffusività del fenomeno criminale denunciato (di tipo plurioffensivo, in quanto colpisce anche un numero elevatissimo di ignari soggetti che acquistano tali polizze false). L’indagine, avviata con la Procura di Milano, nel gennaio del 2018, è stata trasferita – per competenza territoriale – alla Procura di Santa Maria Capua Vetere, agganciandosi ad un’altra attività investigativa diretta da quest’Ufficio, già alacremente impegnato, dal lontano 2013, per la stigmatizzazione di tali fenomeni criminosi. Dopo due anni di articolate indagini – condotte attraverso attività di natura intercettiva, di osservazione, controllo e pedinamento, analisi di tabulati telefonici, accurati accertamenti patrimoniali, il tutto avallato, poi, dalle dichiarazioni rese da alcune persone informate sui fatti – è stata accertata la sussistenza di un’associazione a delinquere particolarmente strutturata e operante, almeno dal 2012, prevalentemente nei comuni casertani di Cancello ed Arnone, Castel Volturno e Villa Literno. Tale consesso criminale – pienamente operante fino al momento dell’esecuzione dei provvedimenti cautelari – era dedito, in via prioritaria, alla contraffazione e commercializzazione – a mezzo di svariate decine di siti web di finti intermediari assicurativi – di polizze assicurative Rca temporanee, semestrali e annuali.

I proventi dei reati di truffa erano successivamente reinvestiti – ostacolando, dunque, l’identificazione della loro provenienza delittuosa – attraverso la predisposizione e l’attuazione di un articolato meccanismo, consistito nel far transitare il denaro accumulato quale corrispettivo dei contratti di assicurazione Rca falsi su diverse carte postpay intestate a prestanome (nel corso delle indagini ne venivano identificati almeno 280). Questi ultimi poi, nel ruolo di “monetizzatori”, con cadenza quotidiana prelevavano somme di denaro contante che, in minima parte erano redistribuite tra i sodali sotto forma di compenso fisso o a percentuale e, nella restante e più cospicua parte, restavano nella disponibilità dei vertici dell’associazione, che lo reinvestivano attraverso la costituzione e/o il finanziamento di una serie di società agli stessi riconducibili, sovente attraverso la schermatura di intestatari fittizi. Per dare contezza dell’allarmante dimensione “economica” del fenomeno criminale in oggetto, basti pensare che gli introiti quotidiani approssimativamente calcolati e riferibili alla singola “giornata di lavoro” ammontavano a cifre variabili dai 5.000 ai 10.000 euro.

Nel corso delle investigazioni sono stati individuati – e fatti oscurare dai carabinieri del Nucleo Investigativo di Milano – almeno 78 siti internet, rispetto ad una piattaforma che si ritiene ben più ampia. La struttura criminale operava in maniera perfettamente collaudata: veniva creata una piattaforma telematica attraverso un sistema di anonimizzazione composito e accurato (allocati su server esteri, numeri telefonici fissi in realtà virtuali, Sim fittiziamente intestate); una volta realizzato il sito Intenet, attraverso prestanome o false identità, venivano acquistati da Google i privilegi di priorità per rendere immediatamente visibili nel campo ricerca i link riconducibili all’associazione; i telefonisti addetti alla risposta erano organizzati su due cali center che periodicamente venivano dislocati in sedi diverse per eludere eventuali investigazioni; l’impiego era distribuito su turnazioni prolungate con orario 09.00/19.00 (con mezz’ora di pausa pranzo) dal lunedì al venerdì e 09.00/13.00 il sabato; cosi come nei “veri” cali center, esisteva la figura dei team leader che avevano il compito di sovraintendere con zelo alle attività lavorative; costoro non solo erano istituzionalmente incaricati di vigilare sul rispetto, da parte degli associati, degli orari di lavoro, ma monitoravano anche la “produttività”, in termini di contratti realizzati dai vari operatori (addirittura in un caso, un telefonista è stato allontanato per il sospetto di scarsa produttività, in quanto trovato positivo all’uso cocaina, in seguito all’esame delle urine che gli era stato imposto dai capi dell’associazione).

Le prime vittime del sistema sono certamente i privati cittadini (talvolta anche broker assicurativi con sedi in tutta la Penisola) che quotidianamente, a decine, cadevano in questa trappola ben congegnata: gli stessi realizzavano di essere stati vittime della truffa quasi esclusivamente in caso di sinistro stradale o controllo di polizia (per dare la dimensione della diffusione, in un caso, uno dei tanti gruppi assicurativi contraffatti segnalava che in un solo anno avevano censito circa mille polizze recanti il proprio marchio denunciate come false). Ulteriori parti offese sono certamente le compagnie assicurative, del cui marchio l’organizzazione si appropriava, ingenerando negli stipulanti la convinzione di aver contratto con importanti gruppi assicurativi, con conseguente danno economico e “di immagine”.

L’organizzazione individuata, estremamente strutturata e pervasiva, ha agito per anni indisturbata, maturando un senso di impunità che a più riprese è emerso dalle indagini. I capi dell’organizzazione, due giovani fratelli di Villa Literno, Federico Catena e Dionigi Catena, erano noti nel paese per il loro elevatissimo tenore di vita, tra auto di lusso e viaggi ai casinò di Campione, Lugano e Venezia. Insieme ai due loro principali collaboratori, Salvatore Piccerillo e Antonio Di Dona, sono risultati proprietari, attraverso lo schermo di teste di legno, di varie società, operanti soprattutto nel settore della rivendita di autovetture, talvolta rubate o allestite con pezzi rubati, nonché di due sale slot, un negozio di abbigliamento e vari terreni: beni che costituivano il veicolo per il reimpiego delle somme illecite accumulate e che sono stati sottoposti a sequestro, unitamente a un cospicuo numero di beni mobili registrati. IN ALTO IL VIDEO – Clicca qui per elenco siti sequestrati

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