Lav: indagare anche sui colletti bianchi

di Redazione

EsercitoCASTEL VOLTURNO. Che sia la volta buona che si faccia pulizia dei devastatori dell’ambiente, che si indaghi a fondo sullo scempio del territorio, sui suoi autori e i loro complici dai colletti bianchi”.

Questo e’ l’auspicio di Ciro Troiano, responsabile dell’Osservatorio Nazionale Zoomafia della LAV, in riferimento all’invio di 500 militari a Castelvolturno e nel Casertano deciso ieri dal Consiglio dei Ministri per contrastare l’offensiva della camorra.
“Per combattere in modo concreto la camorra bisogna colpire i suoi interessi e sottrarle il controllo del territorio -dichiara Troiano-. Territorio che i clan hanno devastato e sfruttato per i loro loschi affari. Non bisogna dimenticare che il clan dei Casalesi si e’ sempre caratterizzato come movimento antiecologista e che ha avuto la pretesa di trasformare il territorio, di governarlo secondo regole malsane, di controllare e gestire ogni suo singolo mutamento. Molti business dei Casalesi – continua Troiano -hanno un forte “impatto ambientale”, manifestando un evidente spregio per la natura, gli uomini, gli animali e il loro ambiente. Del resto, controllare un territorio, trasformarlo secondo le proprie pretese, significa esercitare al meglio il dominio su persone, animali e cose che vi appartengono: vuol dire soggiogarli, sottometterli, opprimerli nel proprio ambiente. La “psiche camorristica” – prosegue Troiano – impone un controllo totalitario su tutto: cose, animali, uomini e il loro ambiente e ne stravolge i ritmi, le regole naturali, i diritti più elementari”.
Secondo i dati raccolti dall’Osservatorio Nazionale Zoomafia della LAV, infatti, tra i business gestiti o controllati dai clan casertani e dai Casalesi in particolare molti sono a danno dell’ambiente, degli animali e della salute pubblica, come il sacco edilizio, le discariche abusive e il racket dei rifiuti, le corse clandestine di cavalli, i maneggi e gli ippodromi abusivi, i combattimenti tra cani, la pesca illegale, gli allevamenti e la macellazione clandestina, il furto di animali da allevamento, il controllo degli appostamenti e dei laghetti per il bracconaggio, la vendita di prodotti caseari di dubbia provenienza.
“Per questo – conclude Troiano – se si vuole davvero combattere la camorra occorre riconquistare il territorio partendo dalla protezione dell’ambiente, e l’invio dei militari in supporto alle forze dell’ordine può rappresentare un’occasione per consentire agli organi di polizia giudiziaria, sgravati dai compiti assegnati ai militari, di indagare a fondo sui crimini ambientali perpetrati dalla criminalità organizzata”.

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