Castel Volturno: la repressione delle vittime

di Redazione

ImmigratiCASTEL VOLTURNO.Per alcuni non ci sarà niente di strano, niente permesso no party. Non ci sarà forse niente di strano nemmeno nel fatto che un carabiniere è sospettato dagli inquilini dell’American Palace, di aver rubato 400 euro da una borsa. Non ci sarà nemmeno niente di strano nel fatto che sia avvenuta una repressione sulle vittime.

Ricostruiamo i fatti:

A Castelvolturno appena dieci giorni fa alcuni sicari a bordo di una automobile hanno esploso circa 120 proiettili, uccidendo sei immigrati e ferendone gravemente un settimo. La pista seguita dagli inquirenti è quella del traffico di droga legato alla mafia: approfittando di un momento di debolezza del clan dei Casalesi alcuni immigrati africani avrebbero cercato di “mettersi in proprio”.

“Un segnale soprattutto agli africani che negli ultimi tempi avrebbero cercato di autonomizzarsi dal clan dei Casalesi ai quali pagavano una tangente per ogni partita di droga immessa sul mercato casertano. ’’Sono molti e senza controllo’’, spiega un investigatore sostenendo cosi’ la tesi del desiderio degli immigrati dediti alla droga di affrancarsi dai Casalesi”. (fonte: Caserta News)

Ma gli immigrati, gli africani, non ci stanno ed iniziano a gridare per le strade che si tratta di un errore, che si sta sputando sulla

morte di sei bravissime persone, lontane dal giro della droga.
E’ una vera e propria rivolta quella del 19 settembre, o almeno così la descrive “Il Messaggero”:

Scene di guerriglia urbana lungo la strada statale Domitiana: gli immigrati se la prendono anche con i cittadini comuni: armati di mazze hanno rotto i vetri di diverse auto di persone che stavano percorrendo la statale. Hanno scagliato poi pietre contro le saracinesche dei negozi e le abitazioni dei cittadini. Il tutto rovesciando continuamente cassonetti lungo la statale. Lanci di massi e oggetti pesanti anche contro la camionetta della polizia. Due tentativi delle forze dell’ordine di fermare il corteo non hanno avuto esito. Auto aggredite a bastonate anche mentre ci sono bambini dentro. Cittadini terrorizzati si nascondono dietro le porte di casa. Pietre e bottiglie vengono lanciate contro tutti coloro che si affacciano ai balconi. Cassonetti incendiati lungo le strade. Solo dopo il veritice in Comune è statao tolto il presidio lungo la Domitiana.”

A questa reazione forte, che ricordiamolo, altro non è che una presa di posizione, forse atto drammatico, di una goccia che ha fatto traboccare il vaso; le proteste indignate sembrano voler dire: se muore uno dei vostri è lutto, se muore un immigrato era uno spacciatore.
«Italiani bastardi, ci vogliono cacciare, questo è razzismo. Non c’entriamo con il traffico di droga»

Il fatto che vi riporto nel filmato è del giorno seguente, una reazione alla reazione, un tentativo di sedare con la forza e senza giustizia una voce disperata che si leva dal basso. Indubbiamente risulta difficile, in situazioni di emergenza riuscire a capire la fitta catena di anelli che portano ad una situazione ed alla sua esplosione, ma non è compito che deve a tutti i costi sopportare la gente comune: esiste uno stato, anche se ce lo siamo dimenticato. E qui lo stato ha preferito mettere a tacere le vittime, reprimendole, come hanno cercato di fare con i fatti di Genova.

Qualcuno si riterrà in grado di dire: non hai il permesso di soggiorno e ti permetti di tirare sassi alle vetrine?! Sembra difficile rispondere, ma in realtà è sufficiente pensare alle cause scatenanti, alla perdurante volontà di individuare ed additare il nemico dove questo, magari, nemmeno c’è. O forse solamente la triste e banale storia del “colpirne uno per educarne cento”, ormai diventata solamente un “colpirne cento per rimpatriarne cento”.

Agoravox

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