Surroga Brancaccio, il sindaco Scalzone abbandona il Consiglio

di Redazione

Antonio Scalzone CASTEL VOLTURNO. Il sindaco Antonio Scalzone abbandona la sala consiliare durante il civico consesso, dopo che il Consiglio comunale ha deciso di non pronunciarsi sulla surroga del consigliere Carmine Brancaccio.

Tale vicenda, politica che da più di un mese sta tenendo banco nella pubblica assise di Castel Volturno, ha avuto un risvolto del tutto inaspettato. Una cordata di consiglieri di maggioranza rappresentati da Luigi Diana, Umberto Sementini e Armando Baiano avrebbe fatto venire meno la maggioranza proprio sul primo punto all’ordine del giorno. Gli stessi consiglieri che, con il sostegno dei cosiddetti “indipendenti di maggioranza” Luigi Petrella, Flavio Iovene e Antonio Spierto, stanno mettendo a dura prova l’equilibrio politico della maggioranza. Il sindaco Scalzone, raggiunto poi telefonicamente, ha ribadito: “Me ne vado in quanto il Consiglio comunale non intende rispettare le regole e l’abbandono della sala consiliare è dipeso dal fatto che Brancaccio per legge non può sedere tra i banchi dell’Assise”.

Al momento, comunque, il primo cittadino non avrebbe presentato nessuna dimissione ufficiale al prefetto di Caserta e il fatto stesso che la questione bilancio, prevista in discussione nel civico consesso, è stata rinviata alla prossima seduta palesa inequivocabilmente la volontà dei consiglieri di maggioranza di non voler andare a casa. Sarebbe bastato, infatti, il voto di sfiducia anche al bilancio per dichiarare ufficialmente conclusa la gestione amministrativa Scalzone. Nella sala consiliare, dopo l’abbandono del sindaco e dei suoi fedelissimi del civico consesso, c’erano comunque i numeri per continuare la discussione. “Non hanno avuto il coraggio di andare a casa, potevano bocciare il bilancio. – ha ribadito il sindaco Scalzone – Invece si sono limitati a rinviare tutto e difendere una posizione politica su Brancaccio che è indifendibile, in quanto la surroga è prevista per legge”.

Per l’opposizione, invece, la questione Brancaccio non andava nemmeno discussa. Il referente del Pd, Alfonso Caprio, al riguardo ha ribadito: “Come gruppo Pd abbiamo chiesto di mettere ai voti il ritiro di questo punto all’ordine del giorno in quanto il Consiglio ha già affrontato l’argomento e ha espresso voto contrario alla proposta nella seduta del 9 maggio scorso e non come è scritto nel testo proposta il 19 maggio 2011. Sottolineo che la delibera di Consiglio, la numero 17, è del 9 maggio, e non del 19 maggio 2011 come è scritto nella proposta di discussione. Non è possibile ritornare continuamente sugli stessi argomenti, perché la maggioranza che ha vinto le elezioni amministrative del 2010 non ha più i numeri per l’approvazione delle delibere che propone. Purtroppo la nota del Prefetto, – sostiene Caprio – sull’ineleggibilità del consigliere Brancaccio, di cui ancora una volta premetto di non essere l’avvocato difensore, è arrivata in ritardo solo il 28 giugno scorso, quando il Consiglio comunale si era già espresso il 9 maggio, in merito a questa vostra proposta di decadenza. La nota del Prefetto richiama l’articolo 70 Tuel per l’attivazione dell’azione popolare, così come prevede la normativa. Bene! Mettete in essere il procedimento. L’articolo 70, che afferma che l’azione popolare per la decadenza dalla carica di un consigliere può essere promossa da un qualsiasi cittadino elettore del Comune, dal prefetto, dal presidente della Provincia o dallo stesso sindaco. Carissimo sindaco, ti invito a mettere in esecuzione il procedimento, il Consiglio si è già espresso in merito, il suo voto è stato contrario, tocca adesso a te andare avanti. Di che cosa dobbiamo ancora discutere?”.

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